Insieme ai manifestanti la poiana ferita:
il “suo” Centro faunistico è stato chiuso

Insieme ai manifestanti la poiana ferita: il “suo” Centro faunistico è stato chiuso
di Roberta GRASSI
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Giovedì 15 Dicembre 2016, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 14:34

Una poiana ferita, colpita da arma da fuoco e poi finita su un treno, potrebbe essere l’ultimo paziente del centro faunistico di Ostuni, l’unico in provincia di Brindisi, gestito dalla Santa Teresa, per conto della Provincia.
E ancora una volta ieri, Paola Pino D’Astore, biologa, responsabile tecnico del centro, nonché dipendente della società in house, si è presentata di buon mattino nella sede dell’ente provinciale ormai svuotato di denaro e competenze per partecipare alla protesta dei lavoratori. Per rappresentare anche che nella scure dei tagli rischia di finirci un’eccellenza del territorio.
La poiana che è stata tratta in salvo dal capostazione di Ceglie Messapica, Nicola Marinosci, dopo essere stata colpita da un’arma da fuoco (impugnata molto probabilmente da bracconieri) ha urtato un treno della tratta Francavilla Fontana – Manduria, nella sua parabola discendente.
Raccolta dai ferrovieri è stata portata al capostazione che non ha esitato, come fatto altre volte, a contattare il centro di prima accoglienza per la fauna in difficoltà, per banalizzare una sorte di pronto soccorso per animali (quasi tutte specie protette) feriti. Dalla radiografia è emerso che la poiana presenta pallini da caccia e la sub lussazione delle vertebre cervicali. Indossa un tutore. E’ in prognosi riservata. Se effettivamente il 31 dicembre, così come annunciato dalle lettere di licenziamento inviate ai 122 dipendenti, la Santa Teresa dovesse cessare tutte le proprie attività, finirebbe di esistere anche il centro faunistico. E la poiana, che si spera possa essere liberata presto, perché faccia ritorno al suo habitat naturale, sarà l’ultimo paziente curato.
Non si dà pace, oggi come qualche settimana fa, la dottoressa D’Astore che a quel centro ha dedicato anima e corpo per anni. Occupandosi, nelle strutture che si trovano in una antica masseria che si trova a pochi passi di Ostuni, lungo la provinciale per Rosa Marina, di migliaia di volatili e mammiferi rimasti feriti o bisognosi di assistenza. Un luogo magico dove decine di bambini, tenuti per mano dai genitori, hanno condotto gli uccellini feriti trovati per strada. Potendo contare, poi, su una informazione costante sugli sviluppi delle loro condizioni di salute.
Un posto il cui valore “etico” ed “educativo” sottolineato tra l’altro sul sito web del centro faunistico. Ma sono state moltissime le iniziative fatte che hanno lasciato ricordi indelebili nel cuore degli studenti di ogni ordine e grado. Per fornire un numero, sono 191 le testuggini di terra accolte dal 2001 a oggi.
Il primo round della battaglia per evitare la chiusura era stato vinto a settembre, con la proroga di due mesi che aveva rincuorato la responsabile, ma anche tutti gli amici del centro che sono numerosissimi. Grandi e piccini.
A dicembre, inevitabile, una nuova minaccia per tutti i lavoratori della Santa Teresa. I fondi messi a disposizione per la prosecuzione delle attività sono finiti. Senza un aiuto esterno, anche il “118” degli animali, specie particolarissime, in difficoltà, dovrà chiudere i battenti. E pensare che la sua istituzione altro non è che la conseguenza di una disposizione di legge. E’ previsto, infatti, che ci sia una struttura del genere per ogni provincia. Ora che gli enti gestori navigano in acque incerte, ma comunque prive di sostentamento, l’epilogo par’essere scontato. Sempre che il muro di indifferenza, che la burocrazia, non vengano sconfitti dalla volontà di portare avanti, con tutte le forze possibili, il progetto iniziato ormai qualche anno fa. Sempre che qualcuno non si faccia carico per il centro, così come per gli altri lavoratori, di compiere il piccolo grande miracolo che ci si aspetta.
 

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