Il nuovo business della mala: fiumi di marijuana sugli scafi

Il nuovo business della mala: fiumi di marijuana sugli scafi
di Roberta GRASSI
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Sabato 25 Febbraio 2017, 06:13 - Ultimo aggiornamento: 18:42
Le rotte sono quelle. I mezzi di trasporto pure. C’è uno spicchio di mare, quello che divide l’Albania e la Puglia, in cui il tempo par’essersi fermato. Cambia l’oggetto dei traffici, non più sigarette, non più “tabacchi lavorati esteri”. Ma marijuana, prodotta in gran quantità in quel dei Balcani, ormai tra le principali fonti di approvvigionamento. Succede che oggi come ieri il Canale d’Otranto sia un’autostrada per i natanti che fanno su e giù. Che naturalmente, come rilevato dagli inquirenti, per far sì che ciò accada, ci siano accordi stretti fra la criminalità straniera e quella indigena. Che per eludere i controlli si faccia ricorso a “manovalanza” indigena, oltre che albanese, che rischia la vita sfidando il mare grosso. Ché gli sbarchi di solito avvengono quando le condizioni meteo sono avverse, quando anche i servizi di pattugliamento via mare e via terra sono posti in difficoltà dalla burrasca.
Naufragi ce ne sono stati. Di recente, a largo delle coste salentine, sono stati operati due salvataggi. Il fenomeno viene monitorato da tempo. L’analisi della Direzione investigativa antimafia, riferita al primo semestre 2016 (l’ultima disponibile) è più che mai nitida: “È stato più volte fatto riferimento allo spiccato dinamismo e all’interazione tra sodalizi pugliesi e albanesi riguardo al traffico di stupefacenti” si legge nel focus della Dia .
 
“Le recenti attività investigative evidenziano come la Sacra corona unita si avvalga abitualmente della rotta balcanica per il compimento di diverse attività illecite con la complicità di sodalizi slavi. Gruppi delinquenziali attivi in Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Kosovo e Albania, tramite il collaudato canale utilizzato in passato per il traffico di tabacchi lavorati esteri, continuerebbero, infatti, ad impiegare la costa adriatica pugliese - in particolare la provincia di Brindisi - come punto d’approdo di carichi di sostanze stupefacenti (in primis eroina e marijuana), trasportati a bordo di gommoni o di autoveicoli imbarcati su traghetti di linea”. “Significativa, in proposito - va avanti - la già richiamata operazione Iliria che ha evidenziato come proprio dall’Albania un gruppo criminale integrato, composto da italiani e albanesi, avesse creato un canale di collegamento con quel Paese per l’importazione di sostanze stupefacenti e di armi”.
Un cenno dettagliato al traffico di stupefacenti dall’Albania è contenuto anche nella relazione a firma dell’ormai ex procuratore capo della Dda di Lecce, Cataldo Motta: “Il traffico delle sostanze stupefacenti - è riportato - non ha subito flessioni e anzi si è notevolmente incrementato quello di marijuana proveniente dall’Albania. La marijuana viene trasportata sulle coste salentine attraverso il Canale d’Otranto, in grossi quantitativi, centinaia di chili alla volta, a bordo di gommoni e altre piccole imbarcazioni da diporto, spesso con l’intervento i esponenti della criminalità mafiosa brindisina. Infatti, benché in taluni casi il traffico sia gestito in forma autonoma da cittadini residenti stabilmente in Italia, d’intesa con i connazionali abitanti in Albania, da alcune conversazioni intercettate è risultato come il più delle volte sia necessario rivolgersi ai brindisini o anche ai leccesi per poter entrare in contatto con i trafficanti albanesi, una sorta di intervento dei salentini a garanzia nei confronti degli albanesi della serietà e solvibilità degli acquirenti”.
Nella stessa relazione viene data notizia della costituzione di una squadra investigativa comune ai sensi dell’accordo bilaterale tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania. Viene anche manifestata soddisfazione “per la collaborazione di polizia giudiziaria della polizia albanese con la guardia di finanza”. La polizia albanese è infatti dotata di un efficiente apparato radar costiero che consente rilevare qualsiasi movimento di imbarcazioni anche di piccole dimensioni. Viene così segnalata alla guardia di finanza, tempestivamente, qualsiasi imbarcazione che lasci le coste albanesi per attraversare il canale d’Otranto.
Il governo albanese, tra l’altro, ha affidato alla guardia di finanza il rilevamento aerofogrammetrico delle porzioni del territorio albanese sul quale insistano piantagioni di cannabis indica, per la distruzione.
Da qui la proposta della Dda: “Potrebbe essere utile riprisitinare la legge eccezionale, di validità biennale, applicata in passato e ripetutamente prorogata, che vietava il possesso di gommoni e piccole imbarcazioni da diporto”.
“Invero - conclude - negli anni in cui tale normativa è stata in vigore, più volte vi era stata occasione di ascoltare conversazioni tra trafficanti che lamentavano le grosse difficoltà per reperire imbarcazioni sia per il traffico di marijuana che per il trasporto dei migranti”.
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