Il gioiello del ‘300. Con l’anima di acciaio

Il gioiello del ‘300. Con l’anima di acciaio
di Roberta DENETTO
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Domenica 19 Marzo 2017, 06:40 - Ultimo aggiornamento: 17:38

Le restauratrici sono a lavoro per riconsegnare ai fedeli la bellezza della Chiesa di San Paolo di Brindisi, un gioiello datato 1.300. Insieme a loro un altro restauratore, cinque operai, l’ingegnere Riotta per la parte relativa all’impiantistica e all’illuminotecnica, l’ingegnere Intiglietta per gli aspetti prettamente strutturali e infine l’architetto progettista e direttore dei lavori Luigi Dell’Atti. Operativi quotidianamente fin da ottobre del 2016, da quando cioè, superate le questioni burocratiche, furono appaltati i lavori che, presumibilmente prima di Natale 2017, riconsegneranno la Chiesa alla comunità.
Nel silenzio di questo luogo, le mani dei professionisti restauratori stanno toccando e riportando al vecchio splendore secoli di storia. Un lavoro fatto sui particolari con la pazienza di chi sa che sulla spalle ha la responsabilità di restituire la stessa bellezza del tempo della realizzazione. Centimetro dopo centimetro, il faro puntato sul dettaglio, gradualmente la Chiesa di San Paolo si sta liberando dal velo degli anni trascorsi.
È la Curia Arcivescovile la parte committente dell’opera. Dopo la chiusura forzata, resa obbligatoria dai problemi strutturali della Chiesa interessata da infiltrazioni, adesso si procede a ritmo serrato. Le attività iniziali hanno riguardato soprattutto l’installazione delle impalcature tanto interne quanto esterne, per garantire gli interventi in totale sicurezza. Al momento è stata completata la pulitura della facciata esterna e degli altari.
L’opera è complessa e, soprattutto, impegnativa. Basti pensare che la superficie interna è di circa ottocento metri quadrati. Qui si procede con impegno certosino considerando anche la delicatezza degli interventi. Il restauro è, infatti, prevalentemente conservativo. Il team di professionisti a lavoro da ottobre sta impiegando particolare attenzione agli altari barocchi e agli affreschi che vengono rinvenuti man mano che si procede. L’impegno è anche di riportare in evidenza l’araldica che c’è sulle travi. I prossimi passaggi riguarderanno la revisione di tutta la copertura composta da tegole che saranno completamente smontate per effettuare una verifica puntuale della situazione. Sembra essere ormai certo, invece, che due delle capriate presenti dalla parte dell’abside saranno interamente sostituite perché ormai collassate per effetto delle infiltrazioni.

 

Insomma un lavoro che impegna molto le maestranze sia per la mole degli interventi messi a progetto sia per l’accortezza che viene praticata nel trattare gli interventi più delicati. Del resto la Chiesa di San Paolo attendeva questo restauro da tempo. Dalla morte di Don Vittorio Papadia, il parroco che ne rappresentava la guida spirituale, l’accesso era stato praticamente interdetto. Nessuna messa, nessuna funzione si è più potuta officiare per motivi strettamente legati alla sicurezza dei fedeli. La prudenza ha spinto la Curia a chiedere e a commissionare il progetto di restauro conservativo.
 
A questo punto è plausibile ipotizzare che, laddove i lavori dovessero auspicabilmente terminare nei tempi stabiliti da contratto, prima di Natale i brindisini potranno recarsi nuovamente presso la Rettoria per ascoltare la Santa Messa.
Si sta pensando ad una sorta di inaugurazione natalizia. Oltre a tornare alla funzione storicamente riconosciuta, la Chiesa di San Paolo sarà anche inserita all’interno di un progetto più ampio di valorizzazione di beni culturali della Curia. Sarà infatti aperta sempre e affidata insieme al Museo della Chiesa di Santa Teresa, alla Chiesa di Santa Lucia e alle Scuole Pie, ad una cooperativa di giovani che cureranno specificatamente la promozione del circuito museale della Diocesi, anche attraverso la vendita di prodotti ecclesiastici e souvenir

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