I giovani al centro del programma dell'amministrazione Marchionna, studenti soddisfatti ma cauti: «Bene ma non sia solo retorica»

La ricerca di lavoro da parte dei giovani
La ricerca di lavoro da parte dei giovani
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Giovedì 13 Luglio 2023, 05:00

La prima emergenza da affrontare? I problemi dei giovani. Per le linee guida del sindaco di Brindisi Giuseppe Marchionna, approvate nei giorni scorsi dal consiglio comunale con il “sì” della maggioranza e l’astensione dell’opposizione, che ha scelto di non votare contro, occorre “una seria ricerca che individui i principali bisogni della fascia giovanile che va dai 15 ai 34 anni”. Tutto questo con in mente quattro obiettivi ben precisi: creare una rete e canali social dedicati esclusivamente ai giovani; promuovere e comunicare le iniziative attive sul territorio, i bandi, le opportunità ed i progetti; creare contenuti che suscitino una partecipazione attiva; coinvolgere i giovani in un dialogo bidirezionale.

La necessità di una comunicazione ad hoc

“Per la realizzazione di questi obiettivi - si legge nelle linee programmatiche - verrà realizzato un sito specialistico www.giovani.comune.brindisi.it, costruito insieme a un gruppo di lavoro di giovani, studenti e non. Verrà inoltre realizzato un analogo profilo Instagram per ingaggiare il target di riferimento con nuovi formati, favorire la generazione di nuove idee e promuovere l’integrazione dei canali (sito e social) per un supporto reciproco. Tutto questo “per offrire una presenza costante ai giovani che rappresentano il gruppo più rilevante del presente e del futuro della città, al fine di costruire insieme a loro un percorso di condivisione di valori e di sviluppo sociale. L’obiettivo principale di queste iniziative è quello di orientare i giovani a cogliere le opportunità che le disposizioni di legge garantiscono in loro favore”.

La fuga dei ragazzi dalla città

In consiglio comunale, il sindaco ha spiegato che, a parte la questione delle manutenzioni nei quartieri, «esistono fenomeni emergenti e urgenti che hanno bisogno di essere affrontati con grande determinazione. Mi riferisco alla grande questione giovanile, con centinaia di ragazzi che, ogni anno, sono costretti ad abbandonare la nostra città. Non solo per scopi universitari, la qual cosa potrebbe anche essere nobile, ma soprattutto per motivi lavorativi. Tantissimi vanno verso il Nord o addirittura all’estero per trovare un posto di lavoro». La questione giovanile, ha aggiunto tuttavia Marchionna, «non è solo una questione occupazionale ma è un fenomeno molto più ampio, che attiene alla sfera complessiva del disagio giovanile. Cosa che dovremmo affrontare ed individuare lavorando insieme agli stessi giovani, con una capacità di ascolto che possa significare per loro la partecipazione diretta a quelle che sono le iniziative messe in campo per ridurre questo loro disagio, in particolare per quello che riguarda le realtà più complesse che sono esplose a partire dalla pandemia e che, ancora oggi, tracciano un segno piuttosto significativo».

Le possibili soluzioni

Autoimpiego, micro-imprenditorialità, accesso al credito facilitato sono solo alcune delle soluzioni immaginate dal primo cittadino e dalla sua amministrazione per venire incontro alle necessità dei giovani. Ma, concludono le linee guida, andrà anche “data particolare attenzione ai molteplici problemi del disagio giovanile, cioè a quelle forme che purtroppo troppo spesso sfociano in patologie individuali o comportamenti sociali violenti (hikikomori, bullismo, cyberbullismo, babygang, eccetera)”.

Consapevolezza accolta con ottimismo

Ma come la pensano, però, le associazioni legate al mondo giovanile e impegnate da anni in questo campo? «Io ho seguito con attenzione il contesto di Brindisi perché sono di questa provincia e ho fatto le scuole nel capoluogo, quindi ho avuto modo di vivere in prima persona le varie amministrazioni che si sono susseguite nel territorio», esordisce Stefano Mariano, coordinatore dell’Unione degli Studenti (Uds) della regione Puglia. «Ci sono dei passaggi giusti nelle linee programmatiche proposte dalla nuova amministrazione comunale, condividiamo alcune delle parole pronunciate anche perché riteniamo importante individuare un modo per comunicare direttamente tra istituzioni e giovani, ma la questione principale è che in questo momento manca la fiducia da parte dei ragazzi nei confronti dell’istituzione. Questo nasce per ragioni pregresse, è una condizione figlia del tempo e che non nasce certamente oggi, ma in questo specifico caso c’è poi anche il tema dei precedenti che ci lascia preoccupati. Il centrodestra, partendo dagli anni precedenti a questo, ha sempre speso tante parole per costruire un rapporto con i giovani, ma nel pratico non è mai riuscito a dare continuità e, anzi, diverse volte sono state fatte persino cose non utili. In questo momento ci sono tanti problemi su cui bisogna interrogarsi: il primo, secondo noi, è il fatto che i ragazzi finiscono le scuole superiori e hanno pochissime possibilità di studio e di lavoro per restare nel territorio brindisino. Qualche giorno fa è stata pubblicata una classifica che vedeva Brindisi nelle ultime città dove si lavora con piacere. Ci sono, quindi, dei discorsi pratici che possono essere risolti solo con una partecipazione attiva che non sia solo retorica, ascoltando i problemi che noi da anni poniamo in qualità di sindacato studentesco come per esempio quelli legati ai trasporti», prosegue.

La speranza che le promesse si concretizzino

Le idee dell’Uds vanno in questa direzione, quindi, puntando però più sul concreto: «Siamo sempre felici di sentire le promesse, sarebbe preoccupante se non ci venissero fatte nella situazione in cui siamo, ma la nostra speranza è che realmente si decida di ascoltare i giovani includendoli nei percorsi e nei ragionamenti cittadini. Negli scorsi anni ci sono stati dei modelli, posso citare per esempio palazzo Guerrieri perché noi abbiamo avuto una parte attiva all’interno di questo spazio: si è trattato a tutti gli effetti di un primo laboratorio di inclusione tra istituzioni e associazioni del territorio per lavorare di progettazione giovanile. In conclusione, ci auguriamo in primis che l’inizio dell’anno scolastico proceda tranquillamente e senza i problemi degli ultimi anni, e poi che ci possa essere un confronto costante con l’attuale sindaco rispetto alle questioni individuate e prima citate.

I giovani hanno bisogno di essere ascoltati, abbiamo tante idee ma ci servono gli strumenti per concretizzarle. Incontrare gli studenti giovani per provare, insomma, a risolvere i problemi che denunciamo», conclude Stefano Mariano.

La mancanza di prospettive

«Io, come tanti in tutta Italia, sono uno studente di Osa, un’organizzazione studentesca che sta per Opposizione Studentesca Alternativa. Il termine alternativa è scelto perché non ci sentiamo rappresentati da nessuna delle parti del Parlamento per via di una totale assenza di prospettiva», afferma Stefano Scrimieri. «Noi siamo giovani generazioni in cerca di un riscatto sociale, ma siamo vincolati da una scuola pubblica che ha perso completamente la sua funzione di ascensore sociale e che non emancipa più i suoi studenti né dal punto di vista sociale che culturale. Questo modello sociale è ubicato ovunque, ma a Brindisi ne notiamo maggiormente le conseguenze perché è una città del Sud e inoltre ha carattere provinciale, non è una metropoli. I dati ci confermano che a Brindisi gran parte dei neodiplomati annuali emigrano poiché il territorio non fornisce nessuna prospettiva di vita dignitosa. Per un datore di lavoro attualmente è troppo semplice licenziare una persona per motivi futili, così come non viene mai garantito un salario sufficiente per mantenere sé stessi e addirittura una famiglia: questo succede perché l’Italia è un paese che non possiede nessuna legge sul salario minimo. Noi, come area studenti di Osa, ci opponiamo a un modello sociale in cui si è persa ormai ogni possibilità di futuro ma si punta solo a creare e a programmare prossimi lavoratori e quindi prossimi profitti delle aziende, senza pensare a un percorso di emancipazione per noi giovani. Siamo chiusi in un concetto che chiamiamo scuola-gabbia: non riusciamo ad avere un riscatto, siamo vincolati dalla Nazione, dalle aziende e dal mercato. Riconosciamo che non sia possibile cambiare le cose in una sola città, il modello è lo stesso ovunque, per questo motivo noi lottiamo in tutta Italia per un presente e un futuro in cui il Governo non tagli i fondi per la scuola pubblica, per l’università, per le strutture che crollano e soprattutto per la sanità che sta venendo sempre più privatizzata», conclude Stefano Scrimieri.

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