Investito in bicicletta, morì a otto anni: chiesto il processo per l’automobilista

Investito in bicicletta, morì a otto anni: chiesto il processo per l’automobilista
di Michele IURLARO
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Giovedì 22 Giugno 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 21:58
A quasi un anno di distanza da quel tragico 12 luglio, quando il piccolo Giuseppe Martina, 8 anni, morì in seguito all’impatto tra la sua bicicletta ed una Ford Fiesta guidata su viale Giuseppe Abbadessa dal 21enne del posto C.D., il pubblico ministero Giuseppe De Nozza ha formulato richiesta di rinvio a giudizio per l’imputato, chiamato a presentarsi davanti al Gup Tea Verderosa per l’udienza preliminare già fissata per il prossimo 24 ottobre.
I destini del piccolo Giuseppe e del ragazzo, vicini di casa, si erano incrociati proprio sul lungo viale, a pochi metri dalle rispettive abitazioni nel popoloso quartiere San Lorenzo. I fatti nel pomeriggio di quel maledetto martedì, alle 18.10, quando il mezzo guidato dal 21enne travolse la bicicletta del bimbo che, nell’impatto, fu sbalzato contro un albero posto nell’aiuola dello spartitraffico. 
Gli occupanti della Fiesta, secondo quanto appreso, tornavano a casa dopo una giornata di lavoro come operai, circostanza accertata dalla presenza di alcuni attrezzi riposti nel cofano. Erano in due, il 21enne e un suo collega. Il primo, subito dopo l’impatto, probabilmente in stato di shock, si era allontanato dal luogo dello scontro, raggiungendo la vicina abitazione della sorella. In un primo momento, fu proprio il padre del ragazzo ad assumersi ogni responsabilità.
Un gesto, anche questo, disperato ma subito scoperto dai carabinieri che, a stretto giro, identificarono il vero conducente della Focus. Intanto, in strada, scendeva tutto il quartiere e, quindi, i mezzi di soccorso e, appunto, le forze dell’ordine. I paramedici avevano provato a rianimare il corpicino di Giuseppe. Prima sul posto, con il massaggio cardiaco. Poi, nel tragitto verso l’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, in codice rosso. 
Quando il mezzo ha varcato l’ingresso del nosocomio Messapico, però, il bambino era già morto. Il suo cuore, purtroppo, aveva già smesso di battere.
Al dolore e al commosso saluto al piccolo Giuseppe, celebrato con i funerali nella Chiesa di San Lorenzo, erano poi seguite le indagini richieste dalla Procura di Brindisi. Il 21enne, arrestato in regime di domiciliari con l’accusa di omicidio stradale e fuga, ritrovò la libertà a settembre, con l’accoglimento da parte del Gip Paola Liaci dell’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato Carlo Marraffa.
A difendere gli interessi della famiglia del piccolo, invece, i professionisti del Gruppo Mazzini presieduto da Davide Munaro, ovvero l’avvocato Omar Bottaro e il consulente di famiglia Giorgio Franchetti. 
Nelle scorse settimane, cristallizzata la scena del sinistro e, anche, analizzate le perizie tecniche eseguite dai carabinieri della compagnia di Francavilla e dai consulenti di Procura e parti, il pubblico ministero ha formulato richiesta di rinvio a giudizio per l’imputato che ora, difeso dal legale di fiducia Roberto Palmisano, rischia il processo.
Davanti al Gup, l’ormai 22enne dovrà rispondere dell’accusa di omicidio stradale.
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