La vecchia zia ricca e l’eredità “pilotata”. Nei guai due nipoti

La vecchia zia ricca e l’eredità “pilotata”. Nei guai due nipoti
di Alfonso SPAGNULO
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Domenica 10 Luglio 2016, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 14:43
Dovranno affrontare un processo con l'accusa di aver formato un testamento falso due cugine fasanesi, L.F. e L.M., rispettivamente di 51 e 61 anni (difese dall’avvocato Pietro Celeste), responsabili secondo l'accusa formulata dal sostituto procuratore di Brindisi Pierpaolo Montinaro di aver circuito in punto di morte una loro zia e ad aver realizzato un falso testamento in cui esse venivano appunto nominate eredi universali dell'anziana deceduta qualche giorno dopo: l’ammontare dell’eredità sarebbe di circa 300mila euro tra immobili e contanti.
 
I fatti risalgono a circa 3 anni fa: alla morte, avvenuta il 5 novembre del 2013, L.G., anziana signora di Savelletri già nota alle cronache per il degradante stato di abbandono in cui viveva, viene rinvenuto un foglio apparentemente scritto dalla stessa con il quale la moribonda lasciava la propria eredità alle imputate dalle quali, come si legge nel presunto testamento, sarebbe stata assistita, e ciò nonostante la solitudine in cui avesse sempre vissuto. Questa circostanza ha subito insospettito gli altri parenti della defunta i quali hanno deciso di vederci chiaro e si sono così rivolti alla magistratura, sporgendo denuncia con l'assistenza dell'avvocato penalista Mauro Blonda perché venisse accertata l'autenticità del testamento ed in caso contrario perché gli autori del falso fossero puniti.

La procura di Brindisi ha quindi avviato le indagini e partendo dall'abbondante documentazione prodotta dal legale e dagli spunti istruttori da questo suggeriti ha in effetti riscontrato sia la falsità del testamento che l'incapacità della anziana, disponendo la citazione diretta a giudizio delle due nipoti che, secondo la ricostruzione dei fatti operata dal sostituto procuratore Montinaro, avrebbero realizzato il falso testamento allo scopo di appropriarsi del cospicuo danaro contante custodito dalla zia e soprattutto della sua casa di Savelletri. Il decreto di citazione in giudizio, infatti, afferma testualmente, come accusa per le due cugine, “per avere, in concorso, fra loro, al fine di procurare a se stesse un vantaggio, formato un testamento olografo falso, apparentemente riconducibile a L. G, nel quale esse erano nominate uniche eredi, facendone uso in quanto veniva depositato presso il notaio che lo pubblicava”
Starà ora al giudice monocratico del Tribunale di Brindisi dare o meno conferma all'impianto accusatorio, nel processo che partirà il prossimo 20 ottobre.

Sul tavolo, come detto, un’eredità di diverse centinaia di migliaia di euro nonostante, appunto, la congiunta defunta vivesse in solitudine e in una assurda situazione di degrado. Tra contanti (la cui somma precisa è ancora in fase di conteggio) e il valore dell’abitazione (una villetta sita proprio all’ingresso della frazione marinara fasanese) l’eredità si aggirerebbe su non meno di 300mila euro. Le due cugine avrebbero, secondo le accuse, fatto piazza pulita facendo insospettire non poco altri parenti della congiunta deceduta che non ci hanno pensato due volte a rivolgersi ad un legale per fare chiarezza. Le due donne ora dovranno rispondere davanti alla giudice Adriana Almiento del Tribunale di Brindisi di falsità in testamento olografo.
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