Emiliano: «Tap a Brindisi con decreto ad hoc»

Emiliano: «Tap a Brindisi con decreto ad hoc»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Venerdì 19 Febbraio 2016, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 15:03
Sfodera ancora una volta il jolly e però si spinge oltre, proponendo al governo la mossa per uscire da quello che per lui è un vicolo cieco. Michele Emiliano non arretra: il gasdotto Tap può e deve approdare a Brindisi, e palazzo Chigi potrebbe allora sfornare «un decreto d’urgenza» per dirottare l’approdo dell’infrastruttura (da 10 miliardi di metri cubi di gas, 20 a regime) da San Foca al sito a ridosso del petrolchimico brindisino. Per il punto d’attracco salentino c’è già un decreto d’autorizzazione ministeriale, sul quale nelle scorse ore è stata di fatto versata dal Tar Lazio la colata di cemento (respinti i ricorsi di Comune di Melendugno e Regione), lo spiraglio è sottile come un capello, Matteo Renzi non deraglia dal binario, e però il governatore pugliese non demorde. Anche perché la virata verso Brindisi del Tap è il cuore pulsante della strategia di decarbonizzazione della Puglia (e di Enel e Ilva) disegnata nei mesi scorsi da Emiliano.
Ecco, allora, la carta a sorpresa per far saltare il banco: un decreto ad hoc per chiudere la partita in 180 giorni, un provvedimento emergenziale sulla falsa riga dei “salva Ilva” (viceversa tanto contestati dal “sindaco di Puglia”).

Ieri il governatore ha mostrato il punto durante l’audizione in Commissione parlamentare antimafia, sede apparentemente irrituale per sciorinare strategie energetiche. Ma il filo rosso che tutto lega è presto individuato da Emiliano: «Sarei molto attento a non forzare la mano in un’area ad alta densità mafiosa per realizzare un’opera attraversando 10 comuni e nel pieno della crisi xylella». E dunque sì a Tap a Brindisi, anche con un provvedimento d’urgenza «perché non si dica che le opere non si realizzano perché le Regioni sono bastian contrario». La dissertazione nel merito è nota: «Abbiamo riesaminato il progetto e ci siamo accorti che non c’è una giustificazione che porti il gasdotto a Melendugno, 55 km più del necessario, ed è sufficiente rimanere a Brindisi. Nell’attuale situazione ambientale molto compromessa, un’opera pubblica inutile, che porta via al contribuente italiano diverse centinaia di milioni di euro, è un rischio che dal punto di vista del contenimento della criminalità organizzata non si può correre». Insomma: il chilometraggio in più (da San Foca a Mesagne, dove l’infrastruttura s’allaccerà allo snodo Snam per l’immissione in rete) potrebbe svegliare appetiti opachi.

Da mesi Emiliano ha però riaperto il canale d’interlocuzione con l’azienda, all’insegna del realismo. «Crediamo nell’opera e crediamo che il Governo abbia ragione a voler realizzare il gasdotto. È un’opera strategica che porta in Italia 20 miliardi di metri cubi di gas. Sconsigliamo vivamente l’approdo a Melendugno, innanzitutto per l'inutilità di arrivare fino a sud dovendo spostare centinaia di migliaia di ulivi impegnati nella resistenza alla xylella e abbiamo indicato quale miglior approdo Brindisi, che ha già una zona industriale predisposta per l’arrivo della tubazione. Credo che anche l’azienda sarebbe contenta di risolvere rapidamente questo problema. Il Governo, se lo ritiene, potrebbe accelerare i tempi di realizzazione con un decreto, a cui noi siamo pronti a dare il nostro consenso anche perché non ci sia il sospetto che vogliamo evitare la costruzione di questa opera perché non è così: vogliamo solo che il Governo non commetta errori».

Ma tecnicamente, Emiliano cosa intende con «provvedimento d’urgenza»? Il decreto dovrebbe recepire il nuovo approdo facilitato nell’iter di Valutazione d’impatto ambientale, «che è ancora aperto, in realtà» - spiegano da Bari. A quel punto la Regione stenderebbe il tappeto ai piedi di Tap, liberando il campo da trappole e contestazioni. Un concetto già snocciolato da Emiliano a dicembre, nella lettera inviata ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico con cui proponeva ufficialmente il sito brindisino di Capo di Torre Cavallo-Micorosa (poco a sud del petrolchimico): c’è da parte della Regione «disponibilità a comprimere quanto più possibile i tempi tecnico-amministrativi», anche perché Tap deve inaugurare il cantiere entro maggio. «Tra l’altro c’è un gruppo bilaterale Regione-Tap al lavoro da tempo e lo stesso Tar con le sue sentenze ha escluso l’applicazione della normativa Seveso», aggiungono dallo staff del governatore.

Intanto però Emiliano, se tende una mano, affonda i colpi con l’altra. Nelle scorse settimane ha convinto gli altri governatori a bocciare in Conferenza delle Regioni la norma del decreto xylella che facilitava lo spostamento di piante ospiti del batterio purché finalizzato alla realizzazione di opere strategiche (com’è Tap). Ed è già partito il ricorso d’urgenza al capo dello Stato contro il decreto che inserisce - senza aver consultato Bari - il tratto a terra Snam (quello che la Regione vorrebbe “accorciare”) nella Rete nazionale dei gasdotti.
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