Crisi comunali, e sono quattro
Primavera “calda” alle urne

Crisi comunali, e sono quattro Primavera “calda” alle urne
di Massimiliano IAIA
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Domenica 24 Settembre 2017, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 17:42
Un solo Comune, nella prossima primavera, al voto per scadenza naturale della consiliatura. Ma altri quattro - e tra questi c’è anche il comune capoluogo - andrà a votare perché l’ultima giunta è caduta anzitempo. Quattro, e non è detto che il quadro sia definitivo.
Si aggiunge anche Oria all’elenco dei Comuni della provincia brindisina che vivono sul filo di una precarietà amministrativa, di una maggioranza che non basta, di una politica che non regge. Tra dimissioni della maggioranza dei consiglieri e sindaci sfiduciati, il territorio sale suo malgrado sull’altalena di elezioni e commissariamenti, sull’otto volante di un’instabilità di governo che in alcuni casi sta pericolosamente diventando il tratto distintivo delle città.
Brindisi è quella maggiormente uscita con le ossa rotte dalle ultime elezioni: chiamata nuovamente a votare dopo la bufera giudiziaria che aveva portato all’arresto dell’ex sindaco Mimmo Consales e alla cancellazione della sua maggioranza, la megacoalizione che aveva lavorato per la vittoria nel 2016 di Angela Carluccio si è lentamente sfaldata fino a spingere un consigliere comunale ad apporre la sua firma - sufficiente e decisiva - sulla lista dei dimissionari, spostando l’ago della bilancia dalla parte dell’opposizione. Nemmeno un anno per la sindaca, la prima donna a capo dell’esecutivo, prima donna caduta - hanno raccontato dall’ex maggioranza - perché non è stato concesso un posto di lavoro a un’altra donna. La moglie del consigliere, in questo caso, che però dal canto suo ha sempre smentito di essere andato a bussare alla porta dei capi della coalizione per chiedere un favore di questo tipo. Ma a quanti invocavano pulizia, la risposta è stato l’insediamento di un commissario prefettizio, Santi Giuffrè, con un passato da dirigente antimafia e da commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura.
 
A San Pietro non è finita in maniera meno turbolenta per Maurizio Renna, eletto con il Pd, anch’egli tornato a casa con largo anticipo. In questo caso, la parola fine è stata data dal rendiconto non votato dal Consiglio comunale. Mossa, questa, che ha spinto l’ex primo cittadino a trarre le sue conclusioni, dimettendosi e lasciando il posto al commissario Maria Antonietta Olivieri.
Ha rischiato di assumere per certi versi i contorni di una farsa il tira e molla di Torre Santa Susanna, tra i ricorsi presentati dai consiglieri che volevano lo scalpo di Michele Saccomanno e quelli dell’ex primo cittadino, per nulla intenzionato ad abdicare. Ad affidare definitivamente lo scettro al commissario prefettizio Pietro Massone ha pensato il Consiglio di Stato. Ora l’ombra del commissariamento vige su Oria, alla luce della sfiducia nei confronti del Consiglio comunale.
Solo San Donaci ha resistito ai tempi e soprattutto ai venti di elezioni anticipate, che di tanto in tanto soffiano anche su Comuni ben più grandi, da Francavilla e Ostuni, con i rispettivi sindaci, Maurizio Bruno e Gianfranco Coppola, talvolta costretti a minacciare le dimissioni per evitare di cadere nella trappola degli ultimatum del consigliere scontento di turno. E la politica si ritrova a farsi raccontare in uno scenario troppo spesso effimero di fronte a un accordo non trovato, a un’alleanza mai riuscita, a un voto improvvisamente smarrito. E per questo, nuovamente cercato alle urne.
 
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