Presunti abusi su un 12enne, confessa lo zio: «Ho picchiato io il ragazzo»

Presunti abusi su un 12enne, confessa lo zio: «Ho picchiato io il ragazzo»
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Martedì 31 Maggio 2016, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 14:37
BRINDISI - Nel pomeriggio di ieri si è presentato in procura: «Sono io il responsabile dell'aggressione al ragazzo». Lo zio del 12enne, presunta vittima degli abusi sessuali di un 19enne, si è recato in via Lanzellotti al fianco del suo avvocato, Valentina De Mitri. E ha raccontato di aver picchiato il giovane che avrebbe violentato il nipote e che si trova ora agli arresti domiciliari. Specificando, però, di non aver utilizzato alcun martello.
La misura cautelare per quei fatti è stata però eseguita nei confronti del padre dell'adolescente che risponde di lesioni gravi. L'uomo che ieri mattina, assistito dal difensore Ferruccio Gianluca Palazzo, ha sostenuto l'interrogatorio di garanzia dichiarando di non aver fatto nulla di quanto gli viene contestato.
 
L'inchiesta è stata coordinata prima dal pm Milto Stefano De Nozza, poi dal pm Pierpaolo Montinaro che ha chiesto la misura cautelare tanto per il liceale accusato di pedofilia quanto per il genitore che avrebbe agito a novembre, tre mesi dopo i fatti, in preda a un impeto d'ira. Per vendetta.
Non è questa la versione dei fatti, secondo il parente che si è autodenunciato. Non lo è neppure per l'indagato che ha sempre rigettato ogni accusa e che resta ristretto nella sua abitazione, in attesa che a questo punto il suo legale formuli richiesta di scarcerazione.
Gli abusi, a quanto ricostruito, risalgono all'agosto del 2015. La vicenda è venuta alla luce dopo il pestaggio dello studente brindisino. E' stato allora che la Squadra mobile della questura di Brindisi ha cominciato a scavare.
Nel marzo del 2016 la madre del 12enne ha sporto formale querela. I due si sarebbero conosciuti in chat. Il più grande - che nell'interrogatorio di garanzia sostenuto al fianco degli avvocati Emanuela De Francesco e Gianvito Lillo si è avvalso della facoltà di non rispondere - avrebbe adescato il più piccolo con un profilo fake che sembrava essere riconducibile a una donna. Almeno tre gli incontri che ci sarebbero stati fra i due in una struttura abbandonata del parco Cesare Braico.
Poi le chat, sul social network. Scoperte dalla madre della "vittima" che in un primo momento aveva deciso di non denunciare, sperando che la storia si chiudesse senza gravi conseguenze per il figlio.
Il parente, però, avrebbe sfogato il proprio risentimento contro il presunto autore degli abusi raggiunto nei pressi della propria abitazione e percosso con veemenza tanto da finire in ospedale con gravissime lesioni alla testa. Lo avrebbe minacciato di non parlare, intimandogli di raccontare alla polizia di essere stato ridotto in quelle condizioni, inizialmente molto gravi, da tre stranieri.
A quel punto la vicenda è finita sul tavolo degli investigatori della mobile di Brindisi e del pm di turno che ha conferito l'incarico per valutare l'entità delle lesioni al medico legale Antonio Carusi.
Una volta formalizzata la querela, poi, le indagini sono giunte a un punto di svolta. Il 12enne è stato ascoltato e, vincendo le proprie ritrosie e la vergogna, ha raccontato tutto.
Si è deciso di procedere con la richiesta di misura cautelare: due le persone raggiunte dall'ordinanza. Il ragazzo che avrebbe abusato del minore di 14 anni, secondo l'accusa nella consapevolezza di quale fosse la sua reale età, e il padre di quest'ultimo che avrebbe reagito con ferocia e che sin dal principio ha negato tutto. Ora c'è la “confessione” raccolta dagli investigatori. E quindi un terzo indagato che ha fornito la propria versione dei fatti e che è rimasto a piede libero.
 
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