Concorso per vigili urbani, «due candidati conoscevano le prove scritte e orali». Processo al via

Resta senza nome chi avrebbe violato il segreto svelando tracce ed argomenti

Concorso per vigili urbani, «due candidati conoscevano le prove scritte e orali». Processo al via
di Erasmo Marinazzo
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 21:29 - Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 16:01

Via al processo che dovrà stabilire se è vero che furono svelate le tracce della prova scritta e gli argomenti della prova orale, con la falsificazione dei verbali degli interrogatori di due candidati, nel concorso per la copertura a tempo indeterminato e part-time di quattro posti per agenti di polizia municipale indetto dal Comune di Villa Castelli il 24 ottobre 2014. Oggi prima udienza davanti ai giudici della sezione penale del Tribunale di Brindisi (presidente Maurizio Saso, a latere Leonardo Convertini ed Ambrogio Colombo) per gli imputati rinviati a giudizio con il decreto del giudice per l’udienza preliminare Vittorio Testi.

Il dibattimento in aula sta vagliando la ricostruzione dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Pierpaolo Montinaro con i poliziotti della Squadra mobile riguardo le presunte responsabilità di Nicolangelo Zurlo, 75 anni, di Ostuni (difeso dall’avvocato Mario Guagliani); Jessica Pezzolla, 44 anni, di Ceglie (avvocati Cataldo Gianfreda e Serena Panuzzo); Cosimo Palmisano, 63 anni, di Ceglie (avvocati Rocco Suma e Massimo Manfreda); Francesco Muolo, 63 anni, di Villa Castelli (avvocato Pierluigi D’Urso); Desirè Chirico, 27 anni, di Villa Castelli (avvocati Cosimo Deleonardis e Sandra Anghel); ed Alessandra Urselli, 50 anni, di Villa Castelli (avvocato Giuseppe Deleonardis).

Fra gli imputati non c’è chi, il pubblico ufficiale, avrebbe avuto accesso alle carte e svelato poi tracce ed argomenti, ossia il pubblico ufficiale rimasto ignoto.

I capi di imputazione

Quattro i capi di imputazione che saranno dibattuti a cominciare dell’udienza del prossimo 27 settembre. I primi due riguardano la rivelazione del segreto di ufficio e dal quale devono difendersi Chirico ed Urselli, figlia e madre. L’accusa sostiene - e toccherà al processo verificare la sussistenza - che il pubblico ufficiale rimasto sconosciuto alle indagini, quale componente della commissione del concorso espletato per le prove scritte il 28 febbraio 2019 e per quelle orali il 5 settembre dello stesso anno, avrebbe fatto conoscere il contenuto delle tracce a Chirico, tramite la madre Urselli. Tracce trovate poi durante le perquisizioni. Stessa contestazione per le prove orali, con la discovery degli argomenti. Il processo dovrà inoltre accertare se sussista o meno l’ipotesi di reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in capo a Zurlo, Pezzolla, Palmisano, Muolo e Chirico. Zurlo nel ruolo di presidente, gli altri di componenti della commissione ad eccezione di Chirico “istigatrice e beneficiaria”: secondo l’accusa in due verbali redatti il 28 febbraio 2019 sarebbe stato attestato falsamente che “la commissione decide per la prima prova scritta di determinare: l’elaborazione di un tema di tracce tra le quali sorteggiare la prova odierna”.

Falso perché non sarebbero state sorteggiate a caso le tracce, sostiene il pubblico ministero: Chirico le avrebbe ricevute tre giorni prima. Circostanza medesima quella della prova orale, con l’accusa di falso contestata a Zurlo, Pezzolla, Palmisano, Muolo e Chirico. Stavolta viene contestata l’attribuzione dei voti ai candidati senza alcuna valutazione di merito per favorire N.P. (la sua posizione è stata stralciata) che risultò così primo e Chirico classificatasi al quarto posto. Per tutti gli imputati vale la presunzione di non colpevolezza fino al pronunciamento dell’ultimo grado di giudizio. Nell’udienza di ieri intanto l’avvocato Mario Guagliani ha sollevato il problema dell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche ed ambientali acquisite in procedimenti diversi, richiamato nella sentenza Cavallo delle sezioni unite della Cassazione. Il collegio giudicante ha annunciato che la questione sarà valutata nel corso del processo.

E.M.

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