Il grido d'aiuto dei commercianti nelle piazze di Puglia: «Dobbiamo lavorare, il Governo così ci uccide»

La protesta dei commercianti a Taranto
La protesta dei commercianti a Taranto
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Mercoledì 7 Aprile 2021, 12:29 - Ultimo aggiornamento: 13:09

Non ce la fanno più, ma riescono, non si sa ancora per quanto, a mantenere la calma. Sulla Rotonda del Lungomare a Taranto, e a Lecce, a Brindisi e in tutte le città di Puglia, come nel resto del Paese, è andata in scena oggi una nuova protesta da parte dei commercianti, allo stremo ormai dopo un anno di pandemia. L'idea della mobilitazione è stata di Confcommercio, che a Taranto ha organizzato una sorta di flash mob nel corso del quale sono stati esposti dei sacchi di spazzatura: ogni sacco esprimeva uno dei motivi di rabbia della categoria. A Lecce e a Brindisi, i negozianti esasperati hanno affisso cartelli sulle saracinesche abbassate dei loro esercizi, invocando di poter lavorare. 

Le accuse

Nel capoluogo jonico, i commercianti, guidati dal presidente di Confcommercio Taranto, Leonardo Giangrande, hanno motivato la loro protesta: «Non possiamo andare avanti così, tra promesse mancate e chiusure prolungate. Nonostante il lockdown la situazione resta critica, segno che i problemi non derivavano dai negozi aperti. Che senso ha, allora, mortificare così un comparto economico tanto importante? Noi riusciamo ancora a stento a contenere la nostra rabbia ma avanti di questo passo la situazione potrebbe precipitare, tra chiusure, debiti e prospettive incerte».

Le richieste

Tre, sostanzialmente, le questioni sollevate dai commercianti di Puglia: «Chiediamo di poter riaprire al più presto e in sicurezza. Chiediamo ristori dignitosi, a differenza di quanto accaduto finora. E, infine, ci aspettiamo esenzioni fiscali per tutto il 2021. Solo così si potrà immaginare una ripresa. Altrimenti finirà male».

A Lecce, in campo anche Confesercenti, che pure a livello nazionale ha organizzato la protesta “Portiamo le imprese fuori dalla pandemia”, e che si prefiggeva appunto di inscenare un'ampia e coinvolgente azione di protesta e sensibilizzazione verso le ragioni delle piccole e medie imprese, «fortemente penalizzate durante l'intera fase della pandemia». 
«Trecentonovantacinque i giorni passati dal primo lockdown - esordisce infatti il manifestino inviato da Confesercenti agli aderenti che lo hanno poi appeso nelle vetrine dei negozi, oppure lo carichino sui propri social ottanta milioni di euro il fatturato perduto».

E le regioni sempre più rosse, ovvero sempre più invase dal contagio. Accelerare sui vaccini, allora, «è indispensabile, ma non basta»: le imprese italiane messe in ginocchio da un anno e passa di pandemia hanno bisogno di «sostegni adeguati, credito immediato» e, soprattutto, «un piano per ripartire». «Restituiteci il futuro», conclude il manifesto, presente anche su pagine pubblicitarie acquistate da Confesercenti su quotidiani nazionali: «vogliamo tornare a lavorare e possiamo farlo in sicurezza». Perché le imprese sono «il motore dell'economia e del lavoro. Solo se ripartiamo riparte l'Italia». 

Anche a Brindisi i titolari di attività del commercio hanno alzato le serrande in segno di protesta per i ritardi con cui il governo nazionale interviene per concedere ristori adeguati ed altre forme di sostegno a chi da troppo tempo è costretto a tenere chiusa la propria attività. Gli operatori commerciali sollecitano «il varo di un piano di rilancio del Paese fatto di regole certe e non dell’improvvisazione che ha contraddistinto le scelte messe in campo fino a questo momento». Da qui la rabbia: «Troppo semplice individuare nel commercio il rischio maggiore di contagio. Oggi dopo settimane di chiusura totale di tutte le attività, la Puglia è ancora in zona rossa. È evidente che si è scelta la strada sbagliata per contrastare il virus», attaccano i vertici locali di Confcommercio. Analoghe manifestazioni di protesta hanno tenuto banco stamane anche a Fasano e San Pietro Vernotico.

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