Bullismo? Per i ragazzi è «un'esagerazione degli adulti»

Bullismo? Per i ragazzi è «un'esagerazione degli adulti»
di Lucia PEZZUTO
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Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 13:50
Lo chiamano scherzo, presa in giro, si fanno due risate e dicono che il bullismo è un'esagerazione degli adulti. I ragazzi alla storia delle violenze e delle offese tra compagni di scuola proprio non ci credono. «Io scene di bullismo non è ho mai viste né a scuola né al parco - racconta Matteo, 14 anni appena compiuti - frequento l'alberghiero da qualche mese e la situazione mi sembra tranquilla. Anche quando andavo alle medie ho sempre scherzato con i miei compagni, ci siamo sempre insultati ma nessuno si è mai offeso o sentito vittima di bullismo».
Matteo è uno dei tanti ragazzi che frequenta il parco Maniglio che si trova al quartiere Bozzano di Brindisi, passa i pomeriggi tra un tiro a canestro ed una partita a biliardino. Con lui anche Alessio che di anni ne ha 16. «Io penso che ci sia molta differenza tra prendere in giro una persona e picchiarla, non è la stessa cosa - dice Alessio - il bullismo è quando uno punta l'altro e ogni giorno gli rompe le scatole. Se qualcuno si comportasse così con me io reagirei. Ho visto i video su internet di ragazzi che offendono e alzano le mani. Tanti ragazzi contro uno solo. Quelli sono dei vigliacchi. E' facile fare i forti così. Quelli pensano di essere bulli ma si muovono con il gruppo. Da soli poi non valgono niente».
 
I ragazzi a Brindisi non sembrano allarmati. A sentire i loro racconti vedono il bullismo come un fenomeno che esiste ma è lontano da loro. Anche gli episodi che si consumano a scuola li definiscono scherzi. L'intervento del dirigente scolastico, il provvedimento disciplinare per loro è un'esagerazione della scuola.
Lo scorso anno in un liceo brindisino un ragazzo è finito in ospedale dopo aver beccato un pugno in un occhio da un compagno. Stavano “scherzando” qualcuno ha commentato. La dirigente scolastica è intervenuta: una settimana di sospensione con obbligo di frequenza ed un'ora al giorno di lavori utili all'interno dello stesso stituto. L'episodio non si è più ripetuto. Il metodo della rieducazione, dicono gli esperti, funziona.
Poi però ci sono anche storie al di fuori della scuola come quella di una ragazza di 13 anni, che non vuole dire come si chiama, ma che racconta di abitare in un quartiere difficile dove “le femmine” fanno gruppo. «Si vestono tutte uguali. Pantaloni neri con il risvoltino, la camicia a scacchi e la felpa con il cappuccio - dice la tredicenne - anche se hanno la mia età portano il rossetto rosso. Io però non lo metto, mia madre non vuole. Quando le incontro mi ridono dietro, le sento che mi prendono in giro sottovoce perché io non mi vesto come loro e non faccio parte del loro gruppo. A volte mi fanno paura».
Il confine così tra presa in giro e bullismo si fa sottile e la colpa secondo qualcuno è di quel modello culturale che gli stessi adulti, la società ha trasmesso ai più piccoli.
Ne è convinto anche Gianmarco Palumbo, coordinatore provinciale dell'Uds Brindisi: «È il modello culturale che ci hanno trasmesso che è sbagliato. Non si fa altro che promuovere la competizione. Il più forte che prevarica sul più debole. La forza come strumento per ottenere qualcosa. Senza dimenticare che la scuola non ci tutela in nessun modo. Come Unione studentesca siamo convinti che bisognerebbe fare più informazione soprattutto tra i ragazzi. La responsabilità di tutto questo è principalmente degli adulti».
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