Versalis, i lavoratori restano in allarme

Versalis, i lavoratori restano in allarme
di Elda DONNICOLA
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Giovedì 23 Giugno 2016, 07:24 - Ultimo aggiornamento: 17:29
All’indomani del fallimento della trattativa tra Eni ed il fondo di investimento americano Sk Capital per la vendita del 70% delle quote di Versalis, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, sono tutti concordi nell’affermare che il futuro della chimica non è affatto scontato, che merita ancora una grande attenzione e che occorre stimolare il Governo affinché dia indicazioni precise al cane a sei zampe sul da farsi.
Per mesi le organizzazioni sindacali hanno alzato la voce, hanno indetto scioperi, hanno organizzato manifestazioni nazionali al fine di far comprendere ad Eni (e al Governo) che l’operazione di vendita di Versalis non era affatto convincente. E oggi, a seguito del fallimento della trattativa, si fregiano del classico “noi lo avevamo detto”.
 
Ma il classico respiro di sollievo rappresentato dal fatto che, almeno per ora, Versalis continua a far parte della famiglia Eni, fa il paio con la preoccupazione del non sapere quale sorte toccherà alla chimica italiana. «Noi dal primo momento ci eravamo detti preoccupati – afferma infatti la segretaria di Cgil Michela Almiento – dal primo momento abbiamo sostenuto che ci sembrava solo un’operazione finanziaria. E adesso abbiamo avuto la conferma dopo che la trattativa è saltata perché non si è trovata un’intesa. Ci rincuora il fatto che Eni non abbia voluto cedere le quote di Versalis per la mancanza delle relative garanzie e questo credo che voglia significare che Eni voglia mantenere tutti i siti produttivi di Versalis e rilanciarli».

Può darsi, ma l’eco delle dichiarazioni dell’amministratore delegato Claudio Descalzi dinnanzi a Camera e Senato risuona forte. L’Ad di Eni, nel mese di aprile, chiarì che nel caso di fallimento della trattativa con Sk Capital, avrebbe emesso un nuovo bando alla ricerca di un nuovo soggetto interessato a rilevare la chimica e che, nel caso non si fosse trovato, Eni non avrebbe comunque investito risorse per la chimica perché considerato un settore in perdita. «La comunicazione dell’Eni - continua la Almiento - per quanto lapidario, riporta una dichiarazione forte, perché chiarisce che Versalis rimane nel piano complessivo della società. Questo ci fa stare un po’ più tranquilli, ma solo per il momento, visto che già si vocifera di nuovi interessi. Aspettiamo che ci sia una informativa diretta dai nostri rappresentanti nazionali». Anche se “stare tranquilli” è una parola grossa. «Occorre una presa in carico da parte del Governo – auspica la segretaria della Cgil – per un settore strategico, non è pensabile che si dismetta la chimica in Italia, rispetto a questo ci aspettiamo una politica industriale che dia la linea di indirizzo ad Eni sul da farsi». 

Certo è che la prima necessità è quella di capire se Eni conferma o meno i progetti annunciati rispetto a quanto era stato programmato con Sk Capital. «Per adesso siamo un po’ confortati – afferma il segretario della Uil Antonio Licchello - ma non ci tranquillizza, manca ancora un programma di sviluppo, di attenzione da parte del Governo nei confronti di Eni, capire cosa vuole fare. Questa è la parte fondamentale del problema». Capire cosa vuole fare il Governo anche rispetto alla dicotomia chimica di base e chimica verde. «Io lascerei le vocazioni di ogni singolo territorio – aggiunge Licchello - non credo alla chimica verde. Se si vuole la chimica pulita che risponda alle esigenze ambientali, si può fare lo stesso. La vera sfida sarebbe se il Governo tenesse conto del collegamento possibile tra Val D’Agri, Taranto e Brindisi. Se è vero che si vuole rafforzare la chimica in Italia, si dovrebbe partire da questo». 

In attesa di conoscere le ragioni concrete che hanno impedito il positivo esito della trattativa tra Eni ed SkCapital, il segretario della Cisl Antonio Castellucci dice: «La situazione ci lascia un po’ perplessi, non possiamo giudicare oggi in positivo o in negativo, è prematuro. Bisogna capire meglio le ragioni della rottura della trattativa. Adesso c’è che quanto meno l’azienda resta a Brindisi così come è strutturata. Sarà importante magari capire il perché si è interrotta la trattativa, perché ci farebbe capire anche altre dinamiche”. 
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