Il caldo brucia il 30% delle viti, ma il calice resta mezzo pieno

Il caldo brucia il 30% delle viti, ma il calice resta mezzo pieno
di Tranquillino CAVALLO
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Lunedì 21 Agosto 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 21:29
Da qualche giorno ha preso il via anche in provincia di Brindisi la vendemmia 2017 che sarà ricordata per la sua precocità a causa della siccità che ha colpito i vigneti. Ed è grazie alla scarsità d’acqua che si sono avuti risvolti positivi dal punto di vista agronomico poiché non ha favorito le fitopatie, quali peronospora e oidio, con un netto calo dei trattamenti fitosanitari e un conseguente risparmio dei costi per i produttori oltre che avere la possibilità di disporre di uve in perfetta salute. 
Le prime uve a essere vendemmiate sono quelle a bacca bianca, che si usano preferibilmente per produrre gli spumanti, come il Pinot e lo Chardonnay. Poi toccherà, fra qualche ora, al Primitivo. Così, mentre nei vitigni le forbici manuali e meccaniche dei vignaioli tagliano i grappoli di uva in cantina tutto è pronto per vinificare un prodotto di eccellente qualità. Intanto, i produttori si dividono tra coloro che pregano e coloro che fanno i riti scaramantici per scongiurare un’eventuale pioggia che, in questo periodo, distruggerebbe il raccolto e inciderebbe sulla qualità del prodotto finale.
La loro speranza è che continui a fare bel tempo, almeno fino a fine di settembre. Ottime notizie anche sul fronte della commercializzazione delle uve da vino poiché lo Chardonnay ha raggiunto il prezzo medio di vendita di 50 euro per quintale mentre per il Primitivo il prezzo medio è di 90 euro al quintale. Altra novità per la campagna vinicola 2017 è rappresentata dall’informatizzazione dei registri di produzione che non saranno più cartacei ma direttamente collegati con l’agenzia di servizio del ministero per l’Agricoltura, il Sian. Le imprese, infatti, dovranno, per la prima volta, cimentarsi con la dematerializzazione dei registri di cantina, che, grazie all’approvazione del Testo unico sul vino, produrrà potenzialmente una maggiore semplificazione. Almeno in teoria poiché il sistema nella pratica è piuttosto farraginoso. Ecco perché i produttori auspicano che gli organismi di controllo accompagnino questa fase sperimentale con cognizione delle difficoltà del momento di transizione.
 
Intanto i produttori sono in fibrillazione. «La qualità delle uve che stiamo vendemmiando è buona - ha affermato l’imprenditore agricolo, Pierangelo Pagliara - anche se stiamo riscontrando un calo di produzione che si aggira intorno al 30 per cento.
Questo, naturalmente, riguarda i vitigni che sono stati irrigati altrimenti il calo è ben più vistoso». Nell’attuale campagna vitivinicola sarà molto difficile portare a casa gli stessi quantitativi di prodotto vendemmiato nel 2016 e superare, di conseguenza, quei 50 milioni di ettolitri di vino che hanno consentito all’Italia di confermarsi sul primo gradino del podio dei produttori mondiali. Con tutta probabilità, la 2017, sarà un’annata col segno meno nei volumi anche se per le cantine italiane regalerà acini sani, dall’alto profilo qualitativo. In fermento in queste ore ci sono gli enologi poiché è loro il compito di ottenere dalle uve un mostro di eccellente quantità. 
Nel pool di enologi impegnati nella vinificazione c’è anche Giuseppe Battista. «La qualità delle uve primizie, come lo Chardonnay, è buona anche se ci sono rese basse, in alcuni casi anche del 40 per cento, sia come frutto sia come mosto», ha fatto notare l’enologo Battista mentre pianifica con i suoi assistenti gli interventi da effettuare in cantina e prepararsi alla vendemmia del Primitivo che inizierà nella prossima settimana. «Anche qui ci aspettiamo una calo di produzione intorno al 25 per cento per i vitigni irrigati», ha continuato l’enologo speranzoso che nei prossimi giorni la temperatura possa abbassarsi «affinché l’uva possa tonificarsi. Eventuali piogge sarebbero un disastro poiché distruggerebbero il raccolto». Infatti, il meteo dei viticoltori prevede intorno al 20 di settembre la vendemmia delle uve autoctone come il Negramaro e la Malvasia. Così, davanti a questo quadro piuttosto incerto, in segno scaramantico, rimandiamo a fine vendemmia il consueto brindisi augurale.
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