Sparatoria a Sant'Elia, caccia all'autore. Forse si nasconde nel quartiere

Sparatoria a Sant'Elia, caccia all'autore. Forse si nasconde nel quartiere
di Salvatore MORELLI
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Mercoledì 1 Giugno 2016, 07:11 - Ultimo aggiornamento: 14:22

Spari al quartiere Sant'Elia: gli investigatori sono convinti che a fare fuoco lunedì pomeriggio contro il 45enne Cosimo Iurlaro, colpito gravemente all'arteria femorale, e al 58enne Giuseppe Caputo, sia stata una persona che vive nel complesso di via Benvenuto Cellini dove è avvenuta la sparatoria. Sparito nel nulla, a quanto pare.
La mano misteriosa che ha usato una pistola semiautomatica 7.65, lasciando partire quattro colpi, avrebbe quindi la residenza all'interno della palazzina dove è avvenuto il sanguinoso agguato. Per chiudere il cerchio intorno al “pistolero”, arrivato ben protetto sul luogo dell'appuntamento, mancherebbero solo dei dettagli prima di passare all'arresto.
 
Non si esclude quindi che potrebbe avere le ore contate.
Nel frattempo migliorano le condizioni di Cosimo Iurlaro dopo essere stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico presso l'ospedale “Perrino”, dov'era arrivato con un vistoso dissanguamento: i medici sono riusciti a bloccare la copiosa emorragia, scongiurando conseguenze più gravi. Si trova ora ricoverato nel reparto di Chirurgia vascolare. Giuseppe Caputo, invece, si trova nel reparto di Ortopedia. Le sue condizioni non hanno mai destato particolare preoccupazione. Era vigile e cosciente quando il personale del 118 è giunto sul posto per prestargli soccorso.
L'altro giorno, nessuno dei residenti ha fornito valide indicazioni alle forze dell'ordine su quella sparatoria, tanto meno è stato possibile cercare riscontri attraverso delle telecamere di videosorveglianza: l'intero isolato intorno a quella che è stata la “zona di fuoco” è privo di telecamere. 

Mancherebbe inoltre anche una prova stub, un test che la scientifica usa su persone indiziate di aver azionato un’arma, solo perché il fantomatico killer ha lasciato immediatamente il quartiere, forse nascondendosi nei paraggi. Gli investigatori stanno comunque operando in ogni direzione per cercare di chiudere presto anche questo caso.
Il movente, poi, sarebbe da ricercare all'interno di una vicenda che porterebbe ancora una volta (così come avvenuto per delitto di Cosimo Tedesco nel novembre del 2014) a parlare di futili motivi. Il giorno della sparatoria in via Benvenuto Cellini sarebbero emerse storie piuttosto futili, chiarimenti che avrebbero indotto i due a raggiungere il quartiere Sant’Elia. Se la circostanza sia un depistaggio o meno saranno gli inquirenti a stabilirlo.

E comunque, un motivo c'è stato per portare i due amici all'interno di quel caseggiato. Incuranti, forse, di chiedere delucidazioni a un interlocutore per niente sprovveduto, arrivato all'appuntamento armato di pistola e proiettili, pronto a sputare fuoco. Dopo, a generare quel tiro a bersaglio contro Iurlaro e Caputo, non si esclude sia stata qualche incomprensione di troppo.
Per quell'agguato, c’è pure la testimonianza di una persona che in quel momento stava transitando in auto sotto quelle palazzine e che inizialmente ha pensato a un incidente stradale: «C'era la voce di un uomo che seduto per terra si rivolgeva ai residenti di quelle case gridando: “Chiamate un'ambulanza”.

Inoltre, si vedeva poco distante la sagoma di un'altra persona che scappava zoppicando lungo il marciapiede che dà sulla campagna. Pensando a un incidente ho quindi allertato il 118. Ho appena fatto in tempo a chiudere il telefono quando ho visto spuntare in strada le prime auto delle forze dell'ordine».

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