Licenziamenti alla Santa Teresa: partono oggi le prime 38 lettere

Licenziamenti alla Santa Teresa: partono oggi le prime 38 lettere
di Sonia Gioia
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Martedì 1 Dicembre 2015, 09:03
Il presidente Maurizio Bruno prende parte alla riunione capitolina dell’Upi, l’Unione italiane delle Province, per annunciare dimissioni in massa nel caso in cui le Regioni e il governo nazionale non risolvano l’impasse in cui sono precipitati gli “enti di secondo grado”, e nel frattempo la Santa Teresa annuncia la disfatta: le lettere di licenziamento che non sono partite il 15 novembre, partiranno oggi. La procedura di mobilità si riapre non solo per i 38 lavoratori destinati alle cosiddette funzioni non fondamentali, ma la società «sta disponendo l’avvio della procedura di mobilità per le restanti unità dipendenti della società».

Vuol dire che la società in house della Provincia, a dispetto degli sfavillanti conti in attivo, chiude i battenti, tutti a casa. Dal primo gennaio niente più lavoro per nessuno, il fatto potrebbe essere un dramma privato dei lavoratori, ma non lo è. Perché alla manutenzione delle strade, per esempio, finora ci pensava la Santa Teresa. E domani?

La totale assenza di prospettive è legata a filo doppio alla identica assenza di disponibilità da parte della Regione Puglia, che nell’ultima riunione aveva già chiarito quale sarebbe stato l’epilogo di questa vicenda. In sostanza l’ente barese ha invitato la Provincia a verificare se nei bilanci brindisini vi fossero risorse utili a mantenere in vita servizi e posti di lavoro, di fatto rimandando in terra messapica la patata bollente, perché è chiaro che se vi fossero state risorse nessuno avrebbe fatto due inutili viaggi a Bari. «In merito al quesito sorto in sede di Comitato di direzione odierno, attinente la possibilità di finanziare attività da svolgere attraverso l’affidamento di servizi, il sottoscritto dirigente dei servizi finanziari della Provincia di Brindisi attesta che, allo stato attuale della situzione finanziaria dell’ente, non è possibile garantire la copertura finanziaria da effettuare per l’anno 2016», letto firmato e sottoscritto Pantaleo Isceri.

La risposta della Santa Teresa è stata immediata. Il presidente, preso atto della situazione, ha confermato ancora una volta di «non potersi non procedere da parte di Santa Teresa, all’invio delle lettere di licenziamento attinenti alla procedura di mobilità chiusa, con decorrenza immediata e dà atto di dovere assolutamente procedere ad avviare l’ulteriore procedura di mobilità per le restanti unità dipendenti della società onde scongiurare evidente danno all’erario».

Immediato l’intervento dei Cobas. Bobo Aprile, ferito dalle ultime vicissitudini ma non domo, prende posizione e sollecita: «La situazione si complica per tutti i lavoratori della Santa Teresa. Urge una iniziativa alla Regione per chiedere aiuto per i licenziati. Dallo stato chiarezza sulle funzioni da assegnare alle Province, finanziamenti che ormai sono ridotti all'osso». Il sindacalista richiama la Regione all’ordine, affinché chiarisca «le funzioni che deve svolgere e quelle che intende delegare. Siamo in attesa che la legge regionale sul riordino delle Province venga riempita di contenuti. Insomma un vero problema difficile da risolvere se non c'è piena collaborazione».

Eppure, per un momento era parso che qualcosa si sarebbe mosso, che la Regione avrebbe fatto il beau geste per salvare i lavoratori e una società in attivo. E invece no. Evidentemente è prevalso uno spirito di iniqua equità interprovinciale: non si può far niente per le partecipate di Taranto e Lecce, che versano in situazioni drammaticamente irreversibili, non si fa niente nemmeno per Brindisi.
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