Santa Teresa, dal 1° gennaio tutti a casa

Santa Teresa, dal 1° gennaio tutti a casa
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Mercoledì 7 Dicembre 2016, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 15:10
Sarà difficile vedere facce sorridenti dalle parti della Santa Teresa, la società in house della Provincia di Brindisi, durante queste festività natalizie. L'atmosfera di festa difficilmente contagerà i 120 dipendenti della partecipata che il 31 dicembre vedranno scadere il contratto che li lega all'ente e che dal primo giorno del nuovo anno saranno senza un lavoro. L'incontro tenutosi ieri mattina presso la sede della Provincia non ha fatto altro che ratificare lo stato delle cose: fino al 31 dicembre, grazie all'intervento della Task force regionale sull'occupazione e le crisi aziendali che ha sbloccato le risorse destinate ai piani di impresa della società partecipata, oltre 350mila euro, i posti di lavoro sono salvi; dopo non si sa. 
Nella riunione di ieri si sarebbe dovuto guardare oltre la fine dell'anno ma l'unica cosa emersa a margine dell'incontro è stata proprio l'impossibilità di prevedere un futuro che, comunque, non sembra promettere nulla di buono, visto il quasi-default economico, così come l'ha definito il presidente dell'ente, Maurizio Bruno, della Provincia. Durante i lavori di ieri mattina, si sono presentati un gruppo di lavoratori della partecipata accompagnati da Bobo Aprile, rappresentante dei Cobas, i quali hanno chiesto di poter assistere alla seduta per ascoltare con le proprie orecchie cosa gli aspetta nelle settimane a venire, cosa ottenuta dopo qualche vivace discussione. 
 
«È apparso chiaro fin dal primo momento che la delibera del Consiglio Provinciale dei giorni scorsi chiudeva qualsiasi possibilità di discussione - si legge in una dura nota dei Cobas - La delibera del Consiglio, infatti, intima alla Santa Teresa di chiudere le attività al 31 dicembre 2016. La decisione è quindi quella di procedere al licenziamento di tutto il personale. Il provvedimento, a sentire i tecnici della Provincia, nasce da una situazione di predissesto economico: una sorta di fallimento annunciato. E soprattutto la cosa certa è che per la Santa Teresa non c'è la disponibilità di uno che sia uno euro». Il quadro complessivo, a dirla coi Cobas, pare disperato: non ci sono risorse per portare avanti nessuna delle attività che sono in carico alla partecipata e, di conseguenza, non è possibile mantenere inalterati i livelli occupazionali. Tradotto in parole povere, tutti a casa. 

Stando al sindacato, i tecnici presenti all'incontro hanno esposto la possibilità di ricorrere allo strumento della cassa integrazione in deroga, rivolgendosi alla task force occupazionale della Regione, pur non essendo sicuri di poterla ottenere. «Le organizzazioni sindacali hanno chiesto un immediato incontro con il presidente della Provincia a cui si chiederà la cancellazione della delibera in cui si condanna a morte la Santa Teresa e i suoi 120 dipendenti. Qualsiasi possibilità di ricorrere ad ammortizzatori sociali deve necessariamente trovare una Santa Teresa aperta e non chiusa dall'1 gennaio, così come invece è stato deciso. I Cobas hanno preso l'impegno con i lavoratori di continuare la lotta per la salvaguardia del posto di lavoro e non escludono una manifestazione a Roma sotto palazzo Chigi, dove abitano ancora i governanti che hanno deciso tagli clamorosi alle Province senza applicare le soluzioni previste dalla legge Delrio». 
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