Lite sulla raccolta differenziata: l’Ecologica vuole un milione

Lite sulla raccolta differenziata: l’Ecologica vuole un milione
di Roberta GRASSI
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Venerdì 9 Dicembre 2016, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 17:01
L’Ecologica Pugliese batte cassa. E si rivolge al Tribunale di Bari, sezione imprese per contestare, ancora una volta, le sanzioni applicate dal Comune di Brindisi per il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata previsti dal capitolato. 
La società di Capurso (Bari) che ha in affidamento un contestato servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, ha chiesto che il Tribunale decreti “la restituzione della somma di 907mila euro o di quell’altra somma che si reputi idonea a tutelare dal pregiudizio imminente e irreparabile, ove occorra anche disponendo il rilascio di apposita polizza a norma di legge, a garanzia del predetto importo”. La somma è stata trattenuta dal Comune di Brindisi a fine ottobre, prelevata dal canone dovuto per il servizio di igiene urbana di settembre. 
 
A quanto ricostruito dal Comune (che ha deciso di costituirsi in giudizio) in precedenza lo stesso Tribunale di Bari, pronunciandosi su altri giudizi cautelari, aveva opposto un rigetto all’Ecologica pugliese. Il contenzioso è ancora pendente però, dinanzi al Tar di Lecce dove vi sono state altre contestazioni. 
Le presunte inadempienze della ditta sono alla base della decisione, assunta a fine novembre dall’ente municipale, di rescindere ogni rapporto con effetto immediato. L’Ecologica continua però ad occuparsi dell’igiene urbana, così come stabilito con determinazione dirigenziale, nelle more dell’espletamento della gara d’appalto (ponte) che porterà a un nuovo affidamento. In attesa che l’Aro bandisca la procedura d’ambito. 

Il Comune lo scorso 21 novembre ha anche inoltrato un esposto in procura chiedendo di valutare se siano stati commessi reati ambientali nella gestione dell’emergenza che si è verificata in quei giorni, quando i rifiuti sono rimasti per strada. 
La prima nota partita da palazzo di città è del 20 novembre scorso. Nell’oggetto viene specificato che si tratta di una missiva di “denuncia di reati ambientali”. È stata indirizzata alla prefettura, alla procura, all’agenzia regionale Rifiuti, ai carabinieri, alla Finanza, alla polizia e al corpo forestale dello Stato oltre che al ministero dell’Ambiente. «Si denuncia che a causa della mancata o carente effettuazione del servizio, sta progressivamente aumentando la mole di rifiuti giacente sul territorio comunale», si legge. «Tale stato - prosegue - sta causando notevole pericolo per l’igiene e la salute pubblica e per il mantenimento dell’ordine pubblico, che rischiano di aggravarsi nel caso il servizio non sia ripristinato al più presto, con il possibile palesarsi di estremi di reato ambientali a carico di Ecologica Pugliese».

Viene fatto rilevare inoltre che il Comune è «in regola con i pagamenti dei canoni mensili tanto da provvedere ad anticipare più volte ai dipendenti le spettanze non corrisposte». Si fa emergere inoltre: «L’avvenuta notifica negli ultimi mesi al Comune di Brindisi, quale terzo pignorato, di una serie di atti di pignoramento a carico della ditta». Acquisita la risposta di Ecologica, il 21 novembre, il dirigente del settore Ambiente, Gaetano Padula ha risposto: «Non risponde al vero l’affermazione in essa contenuta, che sono stati rimossi tutti i rifiuti presenti sul territorio comunale». 

Nessuna inadempienza riguardo al raggiungimento degli obiettivi per la raccolta differenziata, fu l’amministrazione Consales a dirci di non procedere con il porta a porta», ha ribattuto l’azienda che ha contestato le sanzioni subite, nell’ammontare complessivo di un milione e 800mila euro. 
Ecologica ha fatto riferimento a una nota del 22 settembre 2015 che riporta quanto avvenuto in una riunione a cui parteciparono l’allora primo cittadino, Mimmo Consales, l’assessore all’ambiente, Antonio Monetti, il dirigente Fabio Lacinio e i vertici di Ecologica, tra cui figurava anche Piero Gioia, l’ex direttore Monteco che fu licenziato. Ecologica, è scritto in un verbale della sessione, aveva espressamente richiesto «di concordare con la stazione appaltante le modalità operative di gestione del servizio di raccolta, in modo da non essere chiamata a rispondere delle conseguenze pregiudizievoli derivanti dalla mancata attivazione dell’estensione del servizio porta a porta nell’intero Comune».

«In effetti - prosegue - a quanto previsto dal capitolato speciale di riferimento, si sarebbe dovuto estendere gradualmente a tutto il territortio della città il servizio di raccolta domiciliare. Tuttavia, l’amministrazione ha da tempo espresso parere contrario rispetto alle iniziative in tal senso proposte dall’azienda, ritenendo che l’estensione delle zone oggetto di raccolta porta a porta avrebbe compromesso il decoro della città, oltre che incidere sulla viabilità di alcuni quartieri in particolare».
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