Insultata dai compagni per il colore della pelle: choc per ragazza di 12 anni

Insultata dai compagni per il colore della pelle: choc per ragazza di 12 anni
di Lucia PEZZUTO
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Martedì 25 Ottobre 2016, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 17:04
Insultata e derisa per strada dai suoi stessi compagni di scuola, una ragazzina di colore, 12 anni appena, una delle tante di vittime del bullismo. Accade a Brindisi in una scuola media. Una storia come se ne sentono tante, davanti alla quale, quasi quasi, qualcuno ha fatto anche l'abitudine. 
La vittima sarebbe stata puntata durante un'uscita scolastica, più di qualcuno ha assistito alla scena ma nessuno è intervenuto in sua difesa, neppure gli insegnanti. «Una ventina di ragazzini dal cortile di una scuola insultano pesantemente una ragazza di colore - racconta un testimone - ma con una veemenza disdicevole... come animali su di una preda... cattiveria pura».
 
Situazioni come queste fanno riflettere e non è un caso che si verifichino sempre in contesti scolastici. Nelle classi si creano i gruppi e spesso il leader è colui che si distingue perché riesce a prevaricare sugli altri. Il resto del gruppo si adegua al comportamento del leader e non mancano neppure gli episodi di emulazione. 
I bulli, maschi o femmine che siano, cercano popolarità e consenso per questo agiscono quando sono in gruppo, hanno maggiore visibilità e le loro gesta vengono quasi osannate dai compagni. 
Nella stessa scuola media brindisina, ed anche questo non è un caso, vi sono stati altri episodi nei mesi scorsi, portati all'attenzione degli insegnanti, ma purtroppo mai denunciati alle forze dell'ordine. «Sono stati tre anni da incubo» racconta la madre di un ragazzino 13enne, vittima di bullismo. «Ogni giorno - continua - tornava a casa depresso e nervoso. Abbiamo impiegato un po' di tempo per capire cosa avesse e quello che succedeva a scuola. Lui non parlava volentieri e si era chiuso in se stesso. Quando alla fine siamo riusciti a farlo parlare ha raccontato che i compagni lo prendevano in giro, gli facevano sparire i libri e gli riempivano il giubbotto di gomme da masticare. Tante volte siamo andati dalle insegnanti per segnalare quello che accadeva a scuola. La risposta è stata che se non accade nella struttura, la scuola non può fare nulla». 
Gli episodi che racconta la mamma del 13enne avvenivano spesso davanti all'istituto e quindi la scuola non poteva intervenire. 

E' pur vero che la famiglia del ragazzo non si è mai rivolta alle forze dell'ordine. «Come potevamo denunciare, i ragazzi che torturavano mio figlio abitano vicino a casa nostra - si giustifica la mamma - era pericoloso. Le famiglie a cui appartengono sono poco raccomandabili. Chissà cosa avrebbero potuto combinare se li avessimo denunciati. C'è stato un periodo che mio figlio non usciva più da casa, aveva paura di incontrare quei ragazzi».
Ora il 13enne frequenta un altro istituto ed è al primo anno di scuola superiore, la sua vista è decisamente cambiata, ma l'incubo resta. 

Qualche mese fa un altro ragazzino brindisino scriveva sul suo profilo facebook: «Magari non vi interessa ma vi voglio dire che sono stufo di essere preso di mira, ora mi trovo a Bozzano e mentre venivo qui ero a piedi da solo e dei ragazzi mi si sono avvicinati con la bici e mi hanno insultato, poi ho risposto e uno di loro mi ha tirato schiaffi e calci poi ha smesso tirandomi un ultimo schiaffo e poi se ne sono andati. Non so cosa ne pensate voi ma io sono stufo di questa gente, vorrei soltanto smettere di avere sfortuna e di essere preso come un bersaglio da tutti. Grazie a tutti coloro che leggeranno». 

Ci sono grida silenziose che spesso nessuno ascolta, questa è una di quelle. I bulli usano i social per raccogliere popolarità ma a volte accade che le vittime li utilizzino per chiedere aiuto, proprio come in questo caso.
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