Operaio morto dopo esser stato esposto all'amianto per oltre vent'anni: risarcimento alla famiglia di 200mila euro

Operaio morto dopo esser stato esposto all'amianto per oltre vent'anni: risarcimento alla famiglia di 200mila euro
di Eliseo ZANZARELLI
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Giovedì 28 Marzo 2024, 08:20

Un operaio morì per essere stato esposto alle polveri d'amianto e il Tribunale ha riconosciuto agli eredi 200mila euro a parziale titolo di risarcimento danni. Mario Dell'Atti, di Brindisi, lavorò per oltre 20 anni per "Santino e Mario Beraud Spa", nel polo petrolchimico di Brindisi, fino a quando si ammalò di carcinoma polmonare e asbestosi. I fatti sono risalenti nel tempo e già era stato accertato a processo il nesso causale tra la morte e l'esposizione prolungata ad agenti tossici, ma per una serie di ragioni si è resa necessaria una seconda sentenza - emessa lo scorso 28 febbraio dal giudice del lavoro Piero Primiceri - perché i familiari di Dell'Atti possano finalmente ottenere una somma di denaro a seguito della tragedia umana da loro vissuta.

La vicenda

"Santino e Mario Beraud Spa" è una società sottoposta a procedura fallimentare e fu insolvente in occasione della prima sentenza di condanna. Così, gli eredi del defunto - rappresentati dall'avvocato Giuliano Grazioso - hanno intentato causa contro gli ex amministratori della società e direttore tecnico della stessa (quali corresponsabili della malattia). Dell'Atti lavorò per "Santino e Mario Beraud Spa" dal 1963 al 1985 con mansioni di sabbiatore, spruzzatore, verniciatore, spatolatore e pulitore meccanico. Fu a contatto, insomma, con polveri amianto, solventi sintetici ed epossidici, trieline per lavaggi, diluenti poliuretanici, vernici al piombo. Nel 2005, l'operaio morì pochi mesi dopo la diagnosi della patologia. Ne seguì un contenzioso del lavoro e la società fu condannata in primo, secondo e terzo grado. Era il 2012 ma non fu possibile eseguire la sentenza, confermata dalla Cassazione, perché "Santino e Mario Beraud Spa" navigava in cattive acque. Nel corso di questa seconda causa, l'avvocato Grazioso ha anche presentato ricorso al Tribunale di Biella per ottenere il fallimento della società. «Nell'ambito della procedura concorsuale - afferma il legale - è stata avviata ulteriore azione di responsabilità nei confronti di due membri dell'organo amministrativo della fallita, perché attraverso operazioni finanziarie straordinarie e discutibili, compiute parallelamente allo svilupparsi dei contenziosi contro la Santino & Mario Beraud, la stessa società aveva proceduto alla liquidazione dell'intero patrimonio in danno dei creditori sociali».
Dopo tutta una serie di udienze, lo scorso 28 febbraio si è giunti a sentenza: il direttore di cantiere è stato condannato a corrispondere un risarcimento pari a quella che è stata stimata essere la sua quota-parte di responsabilità rispetto alla morte di Dell'Atti.
«Nella fattispecie in esame, dalla documentazione in atti e dall'istruttoria espletata scrive il giudice Primiceri - devono ritenersi sufficientemente provate le mansioni svolte dal lavoratore, le modalità di esecuzione delle stesse e la nocività dell'ambiente dovuta principalmente al contatto quotidiano, in relazione alle mansioni svolte, con sostanze cancerogene estremamente volatili rispetto alle quali andavano adottate particolari precauzioni e misure di sicurezza igienico-ambientali, delle quali il datore di lavoro non ha fornito prova».
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