Due mesi di ossigeno per i lavoratori della “Santa Teresa”

Due mesi di ossigeno per i lavoratori della Santa Teresa
di Maurizio DISTANTE
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Martedì 26 Luglio 2016, 13:11 - Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 21:18
Le scure nubi che si addensano all'orizzonte dei lavoratori della Santa Teresa, la società partecipata della Provincia di Brindisi, si sono spostate un po' più in là. Sono ancora lì, minacciose e cariche di cattivi presagi, ma a margine della riunione tenutasi ieri mattina in Prefettura si è sottoscritto un accordo tra i partecipanti, al quale mancano le firme della Cgil e dei Cobas, che rimanda la scadenza degli impegni con i dipendenti al 21 settembre. Prima di ieri, infatti, la spada di Damocle pendente sulle teste dei lavoratori rispettava un countdown impostato al 31 luglio, data alla quale non ci sarebbero state più le risorse per portare avanti i servizi affidati alla partecipata.
In coda a tutto questo, poi, ci sono da rilevare dei fatti di non poco conto: la Provincia ha fatto ricorso al Tar contro la Regione per dei mancati trasferimenti relativi alle cosiddette “funzioni non fondamentali”, in carico all'ente con sede a Bari, per 11 milioni di euro; domani pomeriggio si riunirà un tavolo interassessorile, sempre in Regione, al quale siederanno gli assessori Sebastiano Leo, Loredana Capone e Antonio Nunziante per cercare soluzioni rapide alla vicenda.
 
Alla rinione in Prefettura hanno partecipato oltre al prefetto Annunziato Vardè e all'assessore regionale al Lavoro Leo, quasi tutti i parlamentari della Provincia, il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Gianluca Bozzetti, il presidente della Provincia, Maurizio Bruno, e le organizzazioni sindacali. La situazione, oltre che rimanere gravissima, è anche molto articolata: stando a quanto emerso alla fine dell'incontro, sui 120 totali, i 60 dipendenti che si occupano delle cosiddette “funzioni fondamentali”, la manutenzione delle strade e degli edifici scolastici, saranno pagati con i soldi provenienti dai trasferimento governativi; per gli altri 60, quelli adetti alle “funzioni non fondamentali”, si sta cercando di destinare parte dei 5,8 milioni di euro che la Provincia non ha speso per la realizzazione di un compattatore, svincolati dalla Regione.

Per comprendere al meglio la vicenda, bisogna scendere nel dettaglio della questione: l'unica cosa certa, al momento, sono i fondi governativi per le funzioni fondamentali, di cui 4,3 milioni di euro dovrebbero arrivare dalla legge di stabilità; 1 milione circa dovrebbe essere la parte che arriverà a Brindisi dei 100 milioni stanziati dal governo per la manutenzione delle strade; 48 milioni, infine, sono da suddividere nell'intera nazione a integrazione dei servizi fondamentali da erogare. Più intricata, invece, è la situazione dei lavoratori impiegati nelle funzioni non fondamentali: la Regione ha svincolato i 5,8 milioni della Provincia destinati in origine alla realizzazione di un impianto di compostaggio, inserendo una clausola che indirizzarebbe le risorse verso la Santa Teresa; i pareri sulla questione, però, sembrano propendere per un diverso utilizzo dei fondi che, vista la situazione di dissesto del bilancio dell'ente, sarebbero vincolati a ripianare parte del buco venutosi a creare.

Questo buco, secondo molti, ha un'origine ben precisa che porta dritti a Bari: la Regione, infatti, dovrebbe alla Provincia circa 11 milioni di euro derivanti dal pagamento dei servizi riconducibili alle funzioni non fondamentali che, dopo la riforma Delrio, sono in carico proprio agli enti regionali. I mancati trasferimenti baresi, quindi, avrebbero creato il dissesto. Per questo motivo, la Provincia di Brindisi è ricorsa al Tar contro la Regione: la decisione del Tribunale Amministrativo Regionale è attesa nelle prossime settimane. Qualche timidissimo spiraglio di luce, quindi, comincia a filtrare dalle nubi all'orizzonte: prima che il cielo si rassereni, però, bisogna che tante, forse troppe, tessere vadono al proprio posto nell'intricato puzzle della Santa Teresa.
 
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