Si lascia vincere dall’emozione, la dottoressa D’Astore, a sentir parlare di una chiusura possibile, forse anche imminente. I fondi non ci sono, o meglio ce ne sono a disposizione soltanto per i servizi essenziali. Tutti gli sforzi profusi in tre lustri per portare avanti un Centro divenuto presto un’eccellenza territoriale, andrebbero vanificati. Nonostante le richieste di supporto alla Regione, persino le minacce delle associazioni ambientaliste che hanno annunciato battaglia: disposte perfino a presentare denuncia alla procura della Repubblica.
A soccombere, prima che una utilissima struttura di ricovero per volatili e mammiferi, sarebbe un principio. Un concetto, una bellissima storia iniziata nel 2001. Un luogo magico dove decine di bambini, tenuti per mano dai genitori, hanno condotto gli uccellini feriti trovati per strada. Potendo contare, poi, su una informazione costante sugli sviluppi delle loro condizioni di salute. Lei, la dottoressa D’Astore, trascorre le nottate a mandare mail, foto, aggiornamenti. Chi soccorre gli animali, poi, viene puntualmente invitato a presenziare al momento più importante del percorso: l’addio alla cattività, forzata quanto necessaria, per il reintegro nell’ambiente naturale.
I conti non tornano. I soldi non ci sono. E negli uffici in cui si fanno somme e sottrazioni, si barrano caselle e si stabilisce cosa è essenziale e cosa no, si è stabilito che il Centro faunistico non è tra i servizi di primaria importanza per il territorio. Non in tempi di ristrettezze. E così quella piccola oasi di bellezza pare proprio avere le ore contate. Si sono trovati i fondi per sostenerla: ma solo fino al 21 settembre. Non c’è una programmazione a lungo termine, come spiega Riccardo Montingelli, l’amministratore unico della società in house Santa Teresa, da cui dipende il Centro - e non ci sono neppure le determine che sbloccano gli importi promessi per la sopravvivenza. Non ancora, per lo meno.
Il valore “etico” ed “educativo” del servizio 118 per volatili e mammiferi è specificato sul sito web del centro faunistico. Ma sono state moltissime le iniziative fatte che hanno lasciato ricordi indelebili nel cuore degli studenti di ogni ordine e grado.
«Non posso credere che andrà a finire così», spiega Paola Pino D’Astore. Ha dedicato anima e corpo a una sfida che può ben dire di aver portato avanti con successo. Mattinate intere a trasferire dall’uno all’altro ulivo un nido di civette destinato a cadere giù durante la potatura. Notti insonni a pensare, senza mai accanirsi, alle sorti dei rapaci notturni, perfino dei pipistrelli. E poi le volpi, i ricci di terra. Feriti, assistiti, curati. Tornati a nuova vita. Non c’è garanzia alcuna per il Centro di prima accoglienza per la fauna in difficoltà. Non dopo il 21 settembre.