L’amarezza dell’ex sindaca: «Fatta fuori con un atto vile»

L’amarezza dell’ex sindaca: «Fatta fuori con un atto vile»
di Massimiliano IAIA
3 Minuti di Lettura
Domenica 28 Maggio 2017, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 18:10
C’è un day after per la tempesta che tutto ha spazzato via in un attimo. Inaspettata nei tempi e nei modi, anche se le nubi erano sempre minacciose. Ma tanto tuonò anche l’ex sindaca Angela Carluccio, pur con l’eleganza che l’ha contraddistinta in questi tumultuosi mesi di un’Amministrazione conclusasi venerdì pomeriggio con le dimissioni di 17 consiglieri. Nella nota di 48 ore fa, aveva scelto un commiato semplice, senza dichiarazioni al vetriolo e senza togliersi sassolini dalla scarpa. Eppure, c’è tanto da dire per un’esperienza finita presto, “senza avere avuto il tempo nemmeno di cambiare le cose”, aveva detto nella nota. «Non ho molta voglia di rilasciare interviste - , sto ricevendo diverse telefonate, tutti mi chiedono di parlare adesso ma non è ancora giunto il momento». Eppure la voglia c’è, assieme all’esigenza di rispondere per le rime a chi in questo momento addirittura brinda per lo scacco alla regina. «No, non me lo aspettavo, lo dico sinceramente». Nemmeno con una maggioranza così risicata? Possibile che non si sia mai sentita così in bilico in un’Amministrazione che non ha mai dato effettive garanzie di solidità, soprattutto dal punto di vista numerico? «Non c’era stata alcuna avvisaglia, posso garantirlo». E il riferimento va, inevitabilmente, al consigliere che si è rivelato decisivo per la detronizzazione. «Con Umberto Ribezzi ci eravamo sentiti al telefono nella mattinata di venerdì. No, non c’era stato nulla che potesse far presagire una decisione del genere». All’interno della maggioranza c’è invece chi sostiene che proprio da Ribezzi fossero partite delle richieste. Il diretto interessato ha smentito, ma ancora ieri nel gruppo Whatsapp della maggioranza c’era chi consigliava alla sindaca di spiegare pubblicamente come fossero andate realmente le cose. «No, per ora su questo non voglio dire nulla», taglia corto lei, nel giorno che lei indica adatto alla riflessione. «Prima voglio fare chiarezza, anche con me stessa». Nel senso di eventuali recriminazioni? «No, anche perché ho già detto di aver sempre agito per il bene della città. Io sono soddisfatta del lavoro che abbiamo svolto, anche se il tempo è stato brevissimo». Dice “abbiamo”, per non trascurare nemmeno da ex il concetto di squadra. «Sì, perché più che per me, sono dispiaciuta soprattutto per chi ha lavorato al mio fianco, e credeva davvero in quest’esperienza. Stavamo seminando, e presto avremmo raccolto i frutti del lavoro svolto». Parlare al plurale è ancora doveroso, anche se è già iniziata la fase dei distinguo. «Sto ricevendo molta solidarietà in queste ore - spiega la sindaca -, ovviamente mi fa molto piacere. Ma queste situazioni servono anche a restringere il cerchio delle amicizie, capire chi ti vuol bene veramente e crede in te, e chi no».
 
Deve ancora metabolizzare la delusione, è lei stessa ad ammetterlo. La prima donna sindaco di Brindisi è stata anche la prima ad aver ricevuto un benservito di questo genere. «Se ho sbagliato in qualcosa? Ho sbagliato ad aspettarmi coerenza dagli altri. Di Ribezzi e del suo atto vile ho già detto. E che dire di Nando Marino? È venuto al mattino a parlarmi di palazzetto e il pomeriggio si è dimesso. Sul palazzetto ritengo di aver mostrato apertura e disponibilità, e lui ha addirittura raccontato di aver avuto il peggior confronto istituzionale della sua vita. Mentre lo ricevevo non ero certa di quel che sarebbe accaduto, si vociferava di firme e di notai, ma non avevo alcuna certezza, e soprattutto mai avrei creduto si potesse arrivare a tanto. C’è poca lealtà, c’è poca onestà, ma c’è soprattutto poco rispetto verso se stessi. Mi ritengo una persona corretta e sincera, ho provato a trasferire il mio modo di essere anche all’interno del Comune, ma non ho ricevuto lo stesso trattamento in cambio. Il resto lo dirò in un altro momento, non ora». È successo tutto troppo in fretta, dall’altare di un’elezione storica alla polvere di una caduta sancita in un pomeriggio, con 17 firme. Sforzandosi a parlare di sorrisi, dopo tutte quelle nubi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA