Rifiuta l'intervento ma il giudice dà l'ok all'amputazione

Il tribunale
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di Roberta GRASSI
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Sabato 27 Agosto 2016, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 13:31
BRINDISI - Una decisione sofferta, assunta in extremis da un giudice che ha dovuto autorizzare un intervento chirurgico per l'amputazione di una gamba. E lo ha fatto con un solo fine: salvare la vita a un uomo, 36 anni appena, che dopo alcune indecisioni aveva rifiutato cure indispensabili per la propria sopravvivenza. Il giudice tutelare è Luca Scuzzarella, del Tribunale di Brindisi. Il paziente, con cui ha a lungo dialogato per comprenderne le ragioni, per sondarne il dolore, il disagio, le difficoltà cognitive, è Francesco Vitale, 36 anni, di Francavilla Fontana.

Non ce l’ha fatta, ma quantomeno in ospedale si è tentato di fare tutto il possibile per evitargli sofferenze e per strapparlo a una morte certa.
L’uomo viveva in una struttura sanitaria. Solo al mondo. Ieri mattina al cimitero della Città degli imperiali, si è celebrata la funzione religiosa per l’addio. Vi ha provveduto l’amministratore di sostegno, un avvocato, che lo affiancava dal 2010 nelle decisioni più importanti della sua vita. E che a metà agosto aveva formulato un istanza al giudice tutelare perché gli consentisse di prestare il consenso al trattamento sanitario “salva vita” sostituendosi al diretto interessato. Prostrato, stanco, debilitato a tal punto da non essere in grado di stabilire cosa fosse meglio per sé.
A ridurlo in gravissime condizioni era stata una malattia cronica che lo aveva già costretto a subire un’operazione analoga. Gli era stata amputata una gamba. I medici ritenevano necessario un secondo intervento. Identico al precedente. Francesco, dopo aver inizialmente assentito, ha inspiegabilmente cambiato idea. Attorno a lui la macchina della solidarietà, quella vicinanza profonda che riesce a superare ogni ostacolo in un battibaleno, si è subito attivata.

I sanitari avevano espresso il proprio parere. Ogni ora trascorsa, avrebbe potuto rendere ancor più complicato il quadro clinico. E così, il 22 agosto scorso, si è giunti alla decisione. Un caso di coscienza non unico nel suo genere. Chiunque può decidere di sé stesso fino al punto di rifiutare le cure. Purché sia nel pieno delle proprie facoltà mentali. Se così non é (anche in caso di minori), tocca a un magistrato.
L’aiuto disperato dato a Vitale è passato attraverso un Tribunale. Il giudice tutelare, Luca Scuzzarella, a cui è toccato dover emettere il provvedimento, ha voluto parlargli. Lo ha incontrato personalmente. Gli ha chiesto le ragioni del proprio rifiuto. Una volta eseguiti tutti gli accertamenti, è emerso che effettivamente il 36enne mostrava una tale fragilità psicofisica da necessitare un supporto esterno nel determinarsi a fare la cosa migliore per se stesso. L’intervento è riuscito. Ma l’uomo, il cui stato di salute era già piuttosto precario a causa di una serie di patologie, non ce l’ha fatta. I medici hanno cercato in ogni modo di strapparlo alla morte.

Ieri mattina l’ultimo saluto al cimitero di Francavilla: vi hanno partecipato in pochi, ma probabilmente una messa sarà celebrata anche all’interno della struttura sanitaria in cui ha vissuto gli ultimi anni della sua vita.
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