Delitto Tedesco, carcere a vita per tutti

Il luogo del delitto in piazza Raffaello
Il luogo del delitto in piazza Raffaello
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Venerdì 22 Luglio 2016, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 09:16

Carcere a vita per tutti: il gup del Tribunale di Brindisi, Paola Liaci, ha condannato all’ergastolo tre persone, Francesco Coffa, 34 anni, Alessandro Polito, 31 anni e Andrea Romano, 29 anni, imputati per l’omicidio di Cosimo Tedesco, 52 anni, e per il ferimento del figlio Luca, il primo novembre del 2014 a Brindisi. Il giudice ha accolto in toto le richieste del pm Iolanda Daniela Chimienti e ha comminato il massimo della pena a tutti e tre, tenuto conto anche dello sconto di un terzo previsto dal rito abbreviato che ha escluso per tutti l'isolamento diurno. I tre imputati sono difesi dagli avvocati Ladislao Massari, Cinzia Cavallo, Giuseppe Corleto e Massimo Murra. Il delitto, avvenuto in un appartamento di un condominio di piazza Raffaello, al rione Sant’Elia, è scaturito secondo quanto accertato dalle indagini da una lite avvenuta la sera prima durante una festa di Halloween organizzata per i bambini. Una bimba avrebbe accarezzato il volto di un altro bimbo con la manina sporca di panna. C’è un quarto indagato, minorenne, per cui è stato disposto lo stralcio e gli atti sono stati inviati alla procura di Lecce.
 

 


Lo stesso giudice ha concesso una provvisionale di 30mila euro per ciascuna delle parti civili: oltre al sopravvissuto, la moglie e la madre che è anche la consorte della vittima. Il resto del risarcimento andrà stabilito in separata sede. L’accusa per i tre era di omicidio premeditato, aggravato dai futili motivi, e di tentato omicidio. L’arma del delitto, una Beretta calibro 9, fu trovata in possesso di Andrea Romano, arrestato dopo un periodo di latitanza.
Nell’ambito dell’inchiesta, condotta dai carabinieri, oltre agli accertamenti di tipo balistico, è stata eseguita una consulenza di tipo microbiologico. A dibattimento si sono scontrate due opposte versioni dei fatti. Quella fornita dai testimoni che hanno soccorso i feriti, e quella che ha reso Andrea Romano dopo l’arresto eseguito a San Vito dei Normanni dai carabinieri (in seguito un periodo di latitanza). L’uomo aveva con sé una pistola, una Beretta calibro 9 corto, e ha ammesso di aver sparato ma non per uccidere. Ha anche precisato di essere stato il solo a premere il grilletto. Sono almeno nove i colpi partiti dall’arma. Sei proiettili hanno colpito la vittima, altri tre il sopravvissuto. Il movente è stato appurato con certezza: uno screzio sorto la sera precedente ai fatti, il 31 ottobre, durante una festa per bambini. Una bimba, come riferito, avrebbe accarezzato un altro bimbo con la manina sporca della panna appena mangiata.

E’ intervenuta la madre del neonato: prima il rimprovero, poi un ammonimento più efficace. Infine uno scambio di battute tra donne. Erano dispute tutte al femminile e lo sono rimaste finché non si è conclusa la festa di Halloween. Sono diventate tutt’altro una volta tornati tutti a casa. Il giorno successivo l’argomento è stato affrontato all’interno di un appartamento del condominio al civico 22 di Piazza Raffaello. Un palazzo abitato da numerosi soggetti agli arresti domiciliari, alcuni dei quali imparentati fra loro. I primi rilievi sono stati effettuati dai carabinieri proprio all’ora di pranzo del primo novembre 2014. Qualche giorno dopo i fatti lo stabile è stato nuovamente invaso dagli investigatori, stavolta i Ris dei carabinieri di Roma, che hanno prelevato quanti più “reperti” possibile. Il sangue, le cicche di sigaretta gettate via per le scale, i proiettili conficcati nel muro. Le ogive rinvenute che sono compatibili con la Beretta calibro 9 di Polito.
Dopo la lettura della sentenza, nella mattinata di ieri, in aula vi sono stati disordini che hanno costretto i carabinieri a intervenire. I famigliari degli imputati hanno protestato: è stata perfino disposta la temporanea chiusura degli ingressi del tribunale per allontanare i presenti ed evitare degenerazioni. Le difese annuncia ricorso in appello.






 

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