Troppo rumore, non si dorme: il giudice condanna il gestore di un locale

Troppo rumore, non si dorme: il giudice condanna il gestore di un locale
di Roberta GRASSI
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Lunedì 25 Luglio 2016, 10:47 - Ultimo aggiornamento: 14:28
BRINDISI - Il diritto al riposo batte la movida. Per disturbo alla quiete pubblica il presidente di Confesercenti, Tony D’Amore, ha rimediato una condanna a una ammenda di 133 euro. Un decreto penale che il 30 giugno scorso ha chiuso una vicenda che trae origine nel 2014 dall’esposto di un gruppo di residenti di via Conserva che lamentavano l’eccesso di rumore prodotto da un locale, il C’est la vie, all’epoca dei fatti molto vicino alle loro abitazioni. L’amministratore della società era allora proprio D’Amore, che è finito sotto inchiesta e che alla fine ha dovuto arrendersi a quanto stabilito dal gip Giuseppe Licci. Nessuno tocchi il sonno e la pace dei vicini, specie se tra questi ci sono persone anziane con problemi di salute.
 
Due anni fa, il 21 luglio del 2014, tre sorelle, assistite dall’avvocato Francesco Monopoli, presentarono denuncia in procura. Raccontavano di aver dovuto subire sin dal dicembre 2013 il disturbo arrecato da rumori molesti provenienti dal bar. Venivano organizzati, secondo quanto riferito “eventi di qualunque genere, feste e serate, accompagnate dalla presenza di disc jockey, oltre a concerti musicali”.

“Sino al marzo 2014 - si leggeva ancora nell’esposto - gli eventi si tenevano prevalentemente all’interno del locale, ma dall’aprile 2014 si svolgevano lungo la pubblica via, quasi in prossimità dell’ingresso dell’abitazione”. Le tre donne segnalavano “schiamazzi e urla, band munite di strumenti quali batteria, sax, cantanti, karaoke” e via dicendo. Il tutto anche fino alle 2.30 della notte e “in danno del diritto, costituzionalmente garantito, al riposo”. L’inchiesta è stata affidata al pm Antonio Costantini che aveva dapprima richiesto l’archiviazione del procedimento a cui l’avvocato Monopoli, nell’interesse delle sue assistite, si era opposto. All’esito della camera di consiglio il gip aveva respinto la richiesta di archiviazione ritenendo necessario un nuovo focus investigativo, effettivamente compiuto dai carabinieri che hanno ascoltato altri testimoni, sempre domiciliati in zona. Nel centro di Brindisi, nella stradina chiusa al traffico veicolare.

Terminata l’inchiestina bis, il pm ha deciso quindi di propendere per l’emissione del decreto penale di condanna: “con più azioni del medesimo disegno criminoso - recita il capo di imputazione - il gestore del locale denominato C’est la vie, organizzava serate musicali pur non essendo autorizzato ad effettuare attività di pubblico spettacolo, abusando di strumenti sonori e disturbando così il riposo delle persone”.

Pena sospesa, non menzione il conto è di 133 euro di ammenda, riconosciute tutte le attenuanti del caso.
Divertimento sì, insomma, secondo i magistrati. Ma non senza che vi sia un confine ben delimitato, quello del rispetto delle regole e degli orari. Oltre che della “pretesa” degli altri di dormire sonni tranquilli. D’Amore, difeso dall’avvocato Giampaola Gambino, ha sempre asserito di non aver violato alcuna norma. Mai una multa, mai una contestazione. Caso chiuso: se il decreto non sarà opposto, come è probabile che avvenga, la condanna passerà in giudicato.

«Mai una multa, mai un’ordinanza, nessuna prescrizione. Mi ritrovo ad essere condannato a una ammenda di 133 euro dopo una denuncia che è stata presentata quando tra l’altro avevo già ceduto le mie quote. E’ incredibile, sì. Ma è andata così: mi costerebbe di più oppormi al decreto penale di condanna, che lasciare le cose così come stanno. Preferisco quindi buttare alle spalle questa storia», è il commento del presidente di Confesercenti.
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