Anziani contagiati nella casa di cura: «Ci dicevano tutto ok, ma non era vero. Ora vogliamo sapere quel che è successo»

Anziani contagiati nella casa di cura: «Ci dicevano tutto ok, ma non era vero. Ora vogliamo sapere quel che è successo»
di Maria Chiara CRISCUOLO
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Mercoledì 15 Aprile 2020, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 10:54
Risultare positivi al coronavirus in una casa di riposo è una doppia condanna. Il nemico invisibile è penetrato in silenzio nella Rssa Il Focolare di Brindisi. Oggi sono 102 le persone contagiate tra operatori ed ospiti. Un'impennata che preoccupa i familiari che, fuori dai cancelli della struttura che sorge a pochi metri dall'ospedale Perrino, chiedono notizie dei propri cari. L'isolamento forzato nel quale si trovano queste persone, anziane e molto spesso non autosufficienti, rischia di incidere negativamente sul loro umore così come su quello dei parenti che non possono più andarli a visitare.

Dalla fine di febbraio la direzione della residenza ha comunicato sulla pagina social che al fine di limitare la trasmissione di malattie infettivo-contagiose ed evitare /contenere la diffusione del coronavirus, considerata l'elevata fragilità clinica dei nostri ospiti, si invitano gli spettabili familiari/visitatori ad astenersi dalle visite ai propri congiunti limitando le stesse solo ai casi strettamente necessari.
Nonostante le video chiamate e i messaggi via WhatsApp, consentiti grazie ai cellulari personali degli operatori, la situazione è precipitata. Una bomba difficile da disinnescare se, come denunciano alcuni familiari, i controlli sono stati minimi.
C'è chi ha la mamma, il papà, un parente e che vive al Focolare ormai da diversi anni. Oggi i familiari si sentono impotenti, soprattutto chi, per motivi di lavoro vive fuori città da tempo.

«Lo avevamo capito che c'era qualcosa che non andava, ma ci ripetevano sempre al telefono di stare tranquilli - racconta la figlia di una paziente ospite della struttura e attualmente ricoverata nell'ospedale Perrino. - Mia mamma non ha mai avuto grossi problemi di salute, né cardiaci né polmonari. Ha superato i 90 anni ma da qualche settimana aveva spesso la febbre. Ci ripetevano di stare tranquilli, che tutto era sotto controllo e che aspettavano l'esito del tampone. E invece, venerdì, la situazione è precipitata. Mia madre è adesso ricoverata in pessime condizioni in ospedale e rischia di non farcela».

I figli vorrebbero starle accanto, ma le disposizioni impongono l'isolamento totale. Non è questo il momento per appurare eventuali negligenze nella gestione dell'epidemia da parte del personale della rssa Il Focolare. Ma dopo, quando l'incubo sarà finito, annunciano i familiari, pretenderemo di conoscere la verità.
«Sono arrabbiata - prosegue la donna - perché mia madre, a detta dei medici, è giunta in ospedale con un quadro clinico molto compromesso. Sarebbe bastato un immediato ricovero alle prime avvisaglie e oggi non sarebbe attaccata ad un respiratore». La donna è un fiume in piena mentre cerca di collocare ricordi oggi pezzi di un puzzle da incastrare tra loro.

«Più volte io e i miei fratelli - riprende la donna - abbiamo chiesto alla dottoressa responsabile della struttura se non fosse il caso di sottoporre mia madre ad una radiografia ai polmoni. Ma non siamo stati ascoltati. Tutto il secondo piano della struttura situata sulla statale 7, è stato occupato dai pazienti sottoposti a tampone in attesa dell'esito. Oltre dieci giorni per avere l'esito prosegue la donna mentre in ospedale sono bastate 24 ore per sapere che mia madre era positiva. Moriranno tutti all'interno di quella struttura se non si farà presto qualcosa. Molti sono asintomatici e sono ancora in attesa di conoscere l'esito del tampone a cui sono stati sottoposti».
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