Mazzette sugli appalti Enel: corruzione, sì del Riesame

Mazzette sugli appalti Enel: corruzione, sì del Riesame
di Roberta GRASSI
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Domenica 21 Maggio 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 17:44
Le tesi accusatorie che narrano di corruzione sugli appalti della centrale Enel di Brindisi trovano al momento conferma al Riesame. E’ stata infatti confermata la misura cautelare ai domiciliari disposta per Vito Gloria, uno dei cinque dipendenti della società elettrica arrestato il 5 maggio scorso. 
La battaglia, come prevedibile, tra l’accusa sostenuta dai pm Milto Stefano De Nozza e Francesco Carluccio e la difesa, nel caso dell’ex consigliere comunale di Brindisi affidata all’avvocato Gianvito Lillo, si è incentrata principalmente su un punto: la qualifica di “incaricato di pubblico servizio” attribuita dai magistrati ai cinque funzionari e impiegati Enel (una società per azioni) che è il perno su cui si poggia l’accusa di corruzione continuata per atti contrari ai doveri d’ufficio, reato che prevede proprio che a compierlo sia una persona che ricopre un incarico “pubblico”. 
La difesa ha sostenuto che non fosse possibile ritenere la persona indagata (nel caso specifico Gloria) equiparabile al dipendente di un ente pubblico. L’accusa invece ha sottolineato, producendo una recente sentenza del 2016 su un caso simile, che la cosiddetta “qualifica” può essere estesa anche a chi lavora, con ruoli non del tutto marginali, per una azienda che si occupa di fornire un servizi pubblico, come lo è la produzione di energia. L’avvocato Lillo annuncia di voler impugnare la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione.
 
La conferma dell’ordinanza da parte del Tribunale della Libertà riguarda, oltre alle questioni formali, anche la sussistenza dei gravi indizi e delle esigenze cautelari, così come motivato dal gip Stefania De Angelis che ha disposto il provvedimento restrittivo. 
Le prossime posizioni ad essere valutate saranno quelle di Nicola 
Tamburrano, che invece dinanzi al giudice ha spiegato di aver ricevuto sì un’auto da Palma, ma quale “regalo” dovuto ad amicizia. Se ne parlerà martedì. Il 26 Da fissare l’analoga udienza per Carlo Depunzio, l’unico ad essere stato condotto in carcere (dove si trova ancora oggi). E’ difeso dagli avvocati Giovanni Brigante e Claudio Ruggiero che hanno formulato ricorso. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha ammesso di aver ricevuto del denaro, ma per non più di 40mila dei 150mila euro che gli vengono attribuiti. Non si è rivolto al Riesame l’avvocato Massimo Manfreda, per Fabio Attanasio.
Per l’accusa i cinque, in concorso con l’imprenditore che ha denunciato tutto, Giuseppe Luigi Palma e che è rimasto a piede libero, avrebbero a vario titolo rivelato informazioni utili per aggiudicarsi le gare o assicurato certificazioni non del tutto veritiere, in cambio di denaro o di altre utilità. Un giro de 230mila euro complessivi, importo per cui sono stati disposti decreti di sequestro. Ci sono altre due persone coinvolte, in qualità di indagati in stato di libertà: sono due dirigenti della centrale Enel Federico II di Cerano, Fausto Bassi (assistito dall’avvocato Michele Laforgia) e Fabio De Filippo: a carico di entrambi sono state eseguite nei giorni scorsi perquisizioni e sequestri. A Bassi, secondo l’impostazione dell’accusa, sarebbero stati destinati 50mila euro in tranche da 10mila. L’ultima da incassare prima del suo matrimonio. In cambio avrebbe fornito il placet per l’emissione di stati di avanzamento dei lavori non del tutto veritieri. Opere affidate alla Palma Asfalti ed eseguite solo in parte, talvolta inesistenti. De Filippo invece avrebbe ricevuto una telecamera e una reflex con accessori vari per un ammontare complessivo di 2.300 euro circa.
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