Emiliano: riforma pessima. E attacca sul caso Brindisi: «La Scu non mi vota...»

Emiliano: riforma pessima. E attacca sul caso Brindisi: «La Scu non mi vota...»
di Francesco G.GIOFFREDI
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Venerdì 24 Giugno 2016, 18:21 - Ultimo aggiornamento: 18:22
Sulle tracce del “no”, dapprima a fari spenti e ora sempre più a viso aperto. Michele Emiliano scalda i motori, anche perché la pista chiama: oggi è in programma la Direzione nazionale del Pd, una specie di momento della verità per Matteo Renzi, in un vago clima da resa dei conti; e a ottobre c’è il test da vertigine del referendum costituzionale, terreno sul quale il governo e i democratici renziani puntano tutte le fiches e una larghissima fetta di destino politico. Direzione Pd e referendum: vasi comunicanti, e oltretutto il premier-segretario potrebbe ritoccare la strategia in vista d’ottobre, slegando l’esito del voto autunnale dalle sorti del governo. In tutto ciò Emiliano, non uscito rafforzato dai ballottaggi come forse s’aspettava, vuol ritagliarsi un ruolo di primattore. E sfoglia i jolly, per esempio passando all’attacco sulla riforma costituzionale: «È una pessima riforma». O addirittura gettando ombre sulle elezioni comunali brindisine, perse da Nando Marino, candidato del governatore: «Le elezioni sono state vinte in tre quartieri su molti altri, e sono i tre quartieri dove, e sono stato sostituto procuratore a Brindisi - si annidavano i principali clan della Scu: può succedere che non votino per Emiliano, e io ne devo prendere atto».

In proiezione nazionale è la riforma costituzionale il piatto forte, «riforma pessima dal punto di vista tecnico e politico, scritta in modo disastroso, è evidentemente il frutto di compromessi confusi, che connessi alla legge elettorale e ad altre leggi come quella sulla Rai permetteranno al segretario del partito che vince le elezioni di fare quello che gli pare, di decidere tutto». Insomma: le perplessità tracimano dal consueto letto, visto che finora il governatore s’era concentrato perlopiù sull’equilibrio di poteri e competenze tra Stato e Regioni. E allora? Emiliano s’intesterà un’altra battaglia anti-renziana? Al momento di stringere il cappio, il “sindaco di Puglia” rispolvera - durante il forum nella redazione dell’Huffington post - il refrain: «Sto finendo di studiare, ma aspetto di conoscere dal premier se ci sono argomenti validi per votare “sì”. Magari se ci fosse una riforma della legge elettorale la pillola sarebbe meno amara... Certo, Renzi aveva detto che la riforma costituzionale non cambia, ma lo ha detto prima del day after elettorale. Ora mi aspetto una intelligente rimeditazione per uscire dal tunnel in cui ci siamo cacciati, cioè quello di vedere nel referendum la cosa più importante del Paese». E ancora: «Renzi ha terminato il suo compito quando la riforma è diventata legge. Lui ora p arbitro, non giocatore. Non puo chiedere un plebiscito, anche perché da Mussolini in poi lo perdono tutti. E se vince il “no”, non ha senso dimettersi». 

Insomma: Emiliano un po’ tira e un po’ molla, tatticamente. Ed entro un mese ufficializzerà la sua posizione referendaria, sempre più indirizzata verso il “no”: una traccia che potrebbe trascinare con sé anche altri pezzi di partito pugliese, innanzitutto in Regione. Il governatore poi deciderà solo oggi, in base al vento che spirerà durante al dibattito, se intervenire in Direzione. I toni però non sarebbero - in caso positivo - teneri e concilianti, affatto. Anche perché Emiliano è pronto ad una severa e spietata analisi dei ballottaggi, come ha fatto trapelare già ieri: «Le amministrative sono state un voto contro Renzi, c’è stata una fortissima ventata contro il Pd e il suo leader». Non che nella Puglia di Emiliano le cose per il Pd siano andate meglio, poi: solo quattro ballottaggi (su 16) conquistati, e la cocente sconfitta a Brindisi - unico capoluogo di provincia. Il governatore però rimescola il mazzo e spiega: «La maggioranza di governo della Regione ha vinto in tutti i Comuni, ma spesso era separata. A Brindisi ha vinto la coalizione dell’ex sindaco arrestato (Mimmo Consales, ndr) per 500 voti: era sindaco col Pd, sostenuto da iscritti anche di rilievo, ma io l’ho buttato fuori dal partito, e ho cercato di vincere con mezzi più ridotti ma assicurandomi trasparenza e pulizia della nostra coalizione. Certo, il popolo ha sempre ragione...ma ne paga le conseguenze. Noi forse abbiamo trasmesso un’idea di non sufficiente cambiamento», con allegata la frecciata sulla Scu.

Il cambio di passo nel Pd: tema rovente. E sul quale Emiliano affonda il colpo: «Serve un nuovo modo di concepire il partito. Il partito finora è stato concepito come un supporto di governo, ma deve essere anche altro. Renzi, come tutti, non può fare tutto da solo. Il Pd ha bisogno di sorvegliare moltissimo sulla qualità della sua classe dirigente, gli italiani ci chiedono massima trasparenza e vigilanza su chi ci portiamo appresso», «quasi ovunque il Pd viene percepito come il partito del potere». Rilanciando la tentazione “civica”, non solo in Puglia, ma anche su base nazionale: il Pd dovrebbe promuovere «una lista civica nazionale che accompagni il partito» e un «gran tour per scrivere il programma dal basso». 
 
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