Nel 2017 il Ministero dello sviluppo economico ha studiato per il Mezzogiorno la possibilità di istituzione delle Zone Economiche Speciali (ZES) all’interno delle quali le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative. Un modo per agevolare l’economia del territorio, incentivando l’accesso di nuove iniziative economiche. Nel caso di Bari, il polo della città è parte di una Zes che coinvolge i comuni di Bitonto, Monopoli e Brindisi. Partendo dal confine con il foggiano per arrivare alle porte del Salento.
I settori economici
I settori che a Bari stimolano maggiormente il tessuto economico sono tra gli altri l’automotive, la farmaceutica e l’impiantistica per la rete idrica. A loro modo rappresentativi dell’economia territoriale. L’intervento sulla parte di città avrà effetto soprattutto sull’economia del porto, coinvolgendo la zona industriale gestita da ASI. Si tratta di un’area estesa per 761,59 ettari solo nel il capoluogo pugliese. L’obiettivo è quello di offrire a Bari, e Brindisi, la possibilità di essere le porte più importanti sull’est Europa. I traffici che ne dovrebbero beneficiare dall’ampliamento del sistema economico della città sarebbero quelli con il Medio Oriente, il Nord Africa e l’estremo oriente. Il grande progetto della Zes Bari-Brindisi paga però dei ritardi di tipo burocratico.
Una beffa se si pensa che l’erogazione di questi fondi è stanziata con il principio della facilità di spesa, garantita da semplificazione e agevolazioni fiscali per chi investe in quell’area. In città sarà poi installata la rete 5G che migliorerà di dieci volte le prestazioni del 4G che in questo momento garantisce la linea di internet. Il porto diventerà il primo 4.0 in Italia.
Il nodo burocratico
Il tutto al momento è bloccato da beghe burocratiche, legate in buona parte all’estensione territoriale dell’area che sfora nella provincia di Foggia.
L’obiettivo del decreto legge è quello di puntare alle assunzioni sui territori del mezzogiorno, in cui i livelli di disoccupazione sono sempre i più alti d’Italia. Le agevolazioni fiscali sono poi l’arma utilizzata per incentivare la battaglia al lavoro in nero. «Le aziende hanno l’opportunità di assumere, è un fatto essenziale per una città come Bari dove manca il lavoro ma non i lavoratori, il problema è che se non conosciamo l’azienda non possiamo sapere che genere di contratto immaginare per queste assunzioni» spiega Busto. L’obiettivo è ovviamente quello di promuovere accordi tra imprese e lavoratori orientati alla stabilizzazione delle persone assunte. «Avevamo cominciato insieme, sindacati, politici e tecnici – conclude il segretario della UIL – poi qualcosa è cambiato. Emiliano va per i fatti suoi, gli assessori anche e le dichiarazioni servono più a fare bella figura che altro. Noi come UIL glielo ricorderemo in maniera precisa e puntuale, a costo anche di fare azioni dimostrative pesanti».