Bari fra le città in cui la produzione di rifiuti costa più cara. A dirlo è il report dell’osservatorio “Prezzi&Tariffe” dell’associazione di promozione sociale Cittadinanzattiva: 385 euro è il costo medio della tassa sui rifiuti (la famosa Tari) che i cittadini baresi si sono trovati nelle cartelle emesse dal Comune nel 2021. Nel 2020 il valore medio della Tari fu di 348 euro, il che – tradotto in termini statistici – significa un +10.7% di aumento nel giro di un anno.
D’altra parte, il problema del rincaro della tassa sui rifiuti sta attraversando tutta la Puglia: 381 euro è la cifra spesa nel 2021 da una famiglia pugliese per pagare la Tari, +3% rispetto al 2020. Basti pensare che la media nazionale si attesta sui 312 euro, e che alle famiglie del Veneto produrre rifiuti costa “appena” 232 euro (il valore più basso d’Italia).
Il nodo della raccolta differenziata
Il grande “vulnus” barese rimane sempre lo stesso: livelli di raccolta differenziata risibili (solo il 37.52% nei primi sei mesi del 2021). Amiu è senza personale, di mezzo c’è un concorso che non parte mai e addirittura si sta – da mesi – paventando l’ipotesi di assumere lavoratori interinali per estendere il porta a porta che, al momento, non copre neanche metà dei quartieri del capoluogo.
E il dato barese incide, eccome, sul rendimento della Puglia in termini di raccolta differenziata. La nostra regione si colloca più in basso rispetto alla media nazionale: nel 2019 siamo al 50.6% di rifiuti differenziati in regione rispetto al 61.3% del resto del Paese.
Il rendimento di Bari in termini di costo della tassa sui rifiuti, inoltre, appare penalizzante per i nostri concittadini anche nel confronto con gli altri capoluoghi pugliesi. Più dei baresi, infatti, pagano la Tari soltanto i cittadini di Andria, dove produrre rifiuti quest’anno è venuto a costare 422 euro (390 euro un anno fa, +8.1%), e quelli di Brindisi (396 euro, cifra confermata rispetto all’anno passato). Anche a Trani nel 2021 la Tari costa 385 euro come a Bari, ma c’è da dire che negli ultimi 365 giorni si è registrato un calo del -3.7% (fu di 400 euro tondi l’anno scorso).
Lecce è il capoluogo pugliese in cui la Tari ha il costo inferiore (340 euro nel 2021, -1.7% rispetto ai 346 dello scorso anno), seguita da Taranto (371 euro sia nel 2021 che nel 2020), Foggia (374 euro, +6.3% rispetto ai 352 dello scorso anno, risultato di un ritardo nella raccolta differenziata ancor più clamoroso rispetto a quello di Bari) e Barletta (377 euro, aumento del +5.4% rispetto ai 358 dell’anno passato).
Il rincaro maggiore spetta al capoluoogo pugliese
Cifre, al netto delle oscillazioni più significative, abbastanza vicine più o meno per tutti i capoluoghi pugliesi, ma appare evidente come le lentezze nella gestione dei rifiuti abbiano portato Bari a essere la città con il maggior aumento percentuale del valore Tari nella nostra regione. Un fatto che, d’altra parte, si è verificato in ben 53 capoluoghi d’Italia: caso emblematico è Vibo Valentia, dove si registra l’incremento più elevato (+44,9%). Ma ci sono anche 22 esempi virtuosi, vale a dire capoluoghi in cui il costo dei rifiuti è diminuito: a Rovigo la decrescita più consistente (-23%).
Appare, quindi, doveroso insistere sulla necessità – ormai non ulteriormente procrastinabile – di potenziare la raccolta differenziata, che negli ultimi anni a Bari è addirittura andata in calando.