Soppresso il corso di laurea, università condannata a risarcire uno studente

Soppresso il corso di laurea, università condannata a risarcire uno studente
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Mercoledì 27 Aprile 2016, 06:56 - Ultimo aggiornamento: 13:21
Violato il diritto allo studio di uno studente universitario. Così, l’Ateneo di Bari non solo dovrà risarcire i danni allo studente ma dovrà anche, su sentenza del Tar del capoluogo regionale, decidere nel termine di un mese dalla notifica del provvedimento la riattivazione, o meno, del corso di Laurea magistrale in Scienze tecniche assistenziali che era stato unilateralmente soppresso.
È questo il senso della sentenza emessa dal tribunale amministrativo (presidente Angelo Scafuri, primo referendario Francesco Cocomile, referendario Alfredo Giuseppe Allegretta), che ha dato ragione piena a uno studente martinese, le cui istanze sono state trasfuse in un ricorso proposto dall’avvocato Giuseppe Serio dello studio Terruli di Martina Franca.

La vicenda che ha chiamato in causa la magistratura amministrativa è nota ed è legata al caso del corso di Laurea magistrale in Scienze e tecniche assistenziali che fu soppresso dall’Università di Bari. Nella circostanza, cinque studenti si ritrovarono “orfani” del corso di laurea. A loro fu infatti impedito di frequentare le lezioni e di sostenere gli esami: l’Università non aveva garantito agli stessi la conclusione del percorso di studi già intrapreso.
Alla luce di quella clamorosa decisione, uno degli studenti non si arrese e si rivolse all’avvocato Serio, per contrastare quello che ritenne un vero e proprio sopruso.
Il 4 febbraio 2015, l’avvocato Serio notificò all’Ateneo un atto stragiudiziale “di significazione e diffida” con cui richiese la riattivazione del corso di Laurea o, in subordine, l’individuazione di un corso di Laurea con moduli sovrapponibili a quello soppresso, disponendo la possibilità di poter riprendere il percorso formativo.
Al cospetto dell’atto di diffida, l’Ateneo restò in silenzio, tant’è che l’avvocato Serio fu costretto a depositare un ricorso al Tar, con l’obiettivo di ottenere l’accertamento dell’obbligo dell’amministrazione di provvedere all’istanza finalizzata alla riattivazione del corso di Laurea magistrale in Scienze tecniche assistenziali o, in subordine, «all’individuazione di un corso di Laurea con moduli sovrapponibili a quello soppresso, disponendo la possibilità per il ricorrente di poter riprendere il percorso formativo».
Costituitosi davanti al Tar, l’Università sostenne con memoria depositata il 21 marzo scorso che «l’argomento in oggetto sarà sottoposto all’attenzione nella prossima riunione del Consiglio di Scuola che dovrebbe essere fissata per il 18 aprile prossimo»: a distanza, quindi, di anni dall’inizio della vicenda.

Nei giorni scorsi, il Tar ha emesso la sua sentenza, accogliendo la domanda «avverso il silenzio e, per l’effetto, ordina all’Università degli Studi di Bari di provvedere, nel termine di trenta giorni decorrenti dalla comunicazione in via amministrativa della presente sentenza, all’adozione di un provvedimento formale nei termini indicati in motivazione».
Lo stesso Tar ha condannato l’Università degli Studi di Bari al pagamento delle spese di lite in favore del ricorrente; ha disposto «la prosecuzione del giudizio per la definizione della domanda risarcitoria secondo il rito ordinario»; ed ha ordinato «che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa».
In sostanza, grazie anche all’abilità dello studio legale Terruli, il giovane studente ha ottenuto ragione su tutti i fronti, mentre l’immagine dell’Università di Bari è uscita dalla vicenda con più di qualche scalfittura.
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