Un viaggio spezzato sulla 172
Una bretella tra ulivi e disagi

Un viaggio spezzato sulla 172 Una bretella tra ulivi e disagi
di Michele LILLO
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Martedì 9 Agosto 2016, 20:48 - Ultimo aggiornamento: 20:59

Regna un discreto silenzio, gli operai hanno terminato lo scavo e riporto della nuova carreggiata e sono concentrati sulle opere utili al convogliamento delle acque piovane: è una giornata di lavoro come tante sui duecento metri della statale 172 ormai famosi ben oltre i confini della Valle d’Itria per il sequestro avvenuto per mano dei Carabinieri del Noe ormai 178 giorni fa, a poca distanza dai sigilli posti al depuratore cittadino il cui malfunzionamento è alla base dell’azione “di forza” della magistratura tarantina.
 

 


Gli uomini dell’Anas sono impegnati a creare quella bretella che tra proposte, progetti e ritardi, è stata individuata come soluzione provvisoria in attesa che possa definitivamente risolversi il problema della fognatura cittadina, una soluzione che molti non riescono a digerire ma che ridurrà i gravi disagi degli automobilisti, riunendo lo Ionio con l’Adriatico. Si lavora in modo incessante per rispettare le previsioni di riapertura (fine agosto) ma intanto i disagi non accennano a diminuire, anzi: su Strada Rampone i semafori mobili funzionano ad intermittenza (quando ci sono), Strada Crocifisso è chiusa per permettere la realizzazione dell’incrocio direzione nord e anche Via Madonna dell’Arco non è totalmente percorribile.
Il caso, o forse non solo quello, ha voluto che pochi metri dopo l’innesto con Strada Crocifisso, la stretta bretella in direzione e in territorio di Locorotondo venisse chiusa a tratti per lavori alle condotte idriche, obbligando le auto a spingersi verso la comunale Ronziello. Un percorso suggestivo ma ad ostacoli che sta minando seriamente una stagione estiva che ancora una volta palesa grandi numeri, migliaia di arrivi ma che sta regalando disagi non da poco agli intrepidi turisti.

Tornando alla bretella gli operai stanno installando le cunette per la raccolta delle acque, seguendo una pendenza che richiama quella del tratto sequestrato sul quale il passaggio dei mezzi è sostituito da erbe che spuntano fuori dall’asfalto consumato dal tempo e dalle sollecitazioni di mezzi pesanti il cui transito tra viti e ulivi certamente decenni fa non era neppure preventivabile.
Eppure nell’area martinese che più di tutte deve fare i conti con vincoli paesaggistici, tali da non poter spesso ampliare manufatti tipici o installare piscine o fosse per i reflui in assenza di fogne pubbliche, sta sorgendo un nuovo tratto d’asfalto, tra i dubbi di molti residenti ma anche di tecnici del posto che avrebbero preferito un senso unico alternato sul ponte in oggetto e un rinforzo degli argini con tanto di stabilizzazione della sede viaria, lavorazione esclusa a priori considerata la pericolosità del tratto descritta in una delle perizie tecniche consegnate al pubblico ministero Marazia.

Nel frattempo, però, sono spariti i liquami che, dall’altra parte del ponte, circondavano viti, ulivi e trulli privati, così come sono spariti insetti e fetore insopportabile, problemi con i quali i residenti dovevano convivere da anni e mai calmierati dagli interventi, anche notturni, dell’Acquedotto Pugliese. Aria compressa, cloro, scavi e vespai da una parte, una gestione migliore del ciclo di depurazione dall’altra portano l’acqua che arriva dall’impianto e si inabissa nell’inghiottitoio ad essere più pulita, meno maleodorante e, soprattutto, in quantità nettamente inferiore rispetto al passato.
Così come per la bretella, anche per il depuratore si tratta di una soluzione provvisoria in attesa delle trincee drenanti o dello scarico a mare, una provvisorietà che continua però a spaventare non poco i residenti, preoccupati dalla possibilità che tutto cada nel dimenticatoio non appena i mezzi torneranno a varcare la Valle d’Itria.

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