L'addio a Minervini, il “combattente gentile”

Guglielmo Minervini
Guglielmo Minervini
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 2 Agosto 2016, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 09:10

La tempra del combattente nel guscio di un uomo mite e intransigente, prima di tutto con se stesso. Guglielmo Minervini s’è spento nella notte scorsa, da tempo il 55enne molfettese - ex assessore del decennio vendoliano e poi capogruppo di “Noi a sinistra” - aveva ingaggiato una strenua e orgogliosa lotta con un male incurabile. «Ho il cancro, ma non mi tiro indietro. L’ennesima sfida della mia vita, cui mi accosto con tutta l’energia e la voglia di farcela», ammise pubblicamente nel 2013, svestendo i panni dell’uomo pubblico a cui è sempre chiesta, quasi pretesa, una certa dose d’invulnerabilità. Ma Minervini era incline, per natura e per scelta, a costruire esempi, a far da battistrada. Da sindaco, da consigliere regionale, da assessore regionale, da animatore culturale e sociale: l’uomo schivo e però mai assente, hombre vertical, alimentato dalla benzina dell’entusiasmo garbato e inesausto, dei valori e delle idee, era l’uomo del “qualcosa in più”. Anche nella malattia. Diverse volte negli anni ha rintuzzato “l’ospite sgradito” con tenacia, persino col sorriso, con la lezione di chi - abituato a nutrire sogni, i propri e soprattutto quegli degli altri - ha scavato dentro di sé per trovare la forza di raccontare il cancro, le sue contraddizioni, la convivenza con la malattia, e soprattutto il coraggio di rilanciare, di ripartire, di accettare nuove sfide dalla vita. Con dignità e con un sottotesto mai esplicitato e però poderoso: amici e compagni di viaggio, fate come me. Speranza, esempio, “l’altro”: parole per imbastire la trama, parole semplici che sarebbero piaciute un sacco a don Tonino Bello, il maestro di Guglielmo il “combattente gentile”. Perché la politica è anche questo, o soprattutto questo: è “coagulante sociale”, come ricordava il vescovo pugliese.



In questi tre anni - in cui il padre delle rivoluzionarie politiche giovanili pugliesi s’è cimentato con le primarie per la poltrona da governatore, con le elezioni regionali oltre che con la quotidianità da amministratore - ha alternato su Facebook il racconto del percorso politico-istituzionale a quello del corpo a corpo col cancro. Proprio sabato Minervini aveva annunciato la recrudescenza della malattia e il nuovo braccio di ferro da affrontare a cuore aperto e col solito ottimismo: «E vabbè. Ancora una volta la vita ti afferra in un’altra prova imprevista, dura ed esigente. L’affrontiamo col piglio di sempre. Fiducia nei medici, tenacia, resistenza, energia, i pilastri incrollabili di mia moglie e dei miei cari, gli affetti profondi e forti, tanta amicizia e la voglia di farcela senza mai perdere il senso anche dentro il mistero della malattia. Ci risentiamo tra un po’. Sicuro».

La notizia della sua scomparsa ha scatenato l’onda impetuosa e diffusa della commozione, del ricordo e della riconoscenza. I funerali si terranno in forma strettamente privata questo pomeriggio alle 17 nella chiesa dei Cappuccini di Giovinazzo, dove (così lo chiamavano affettuosamente un po’ tutti) aveva tenuto anche alcune iniziative politiche. Fiorite sempre dallo stesso seme: il fascino visionario, la volontà di migliorare la vita del prossimo, il feeling con i giovani, la propensione a mettere a sistema le marginalità per trarne talenti e valori, il progettare, la comunità. “La forza” - quel campo energetico, mistico, interiore, da maestro Yoda di Guerre Stellari- era stato il fil rouge della sua ultima campagna elettorale. E a ben pensare è l’eredità umana e politica che forse più di ogni altra Minervini avrebbe voluto lasciare.

 

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