Condanna per l'assessore regionale: "Incarichi esterni non autorizzati"

La Corte dei Conti a Bari
La Corte dei Conti a Bari
di Paola ANCORA
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Lunedì 24 Ottobre 2016, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 16:01
Dirigente e libero professionista. Pagata dal Comune di Bari come dirigente e da quello di Conversano come progettista per il Piano regolatore (Prg) prima e per il Piano urbanistico (Pug) poi. Per questo l'attuale assessore regionale all'Urbanistica, Anna Maria Curcuruto è stata condannata dalla Corte dei Conti regionale (presidente, il giudice Francesco Lorusso) a risarcire il capoluogo di Regione con 12mila euro, più interessi.
L'inchiesta della magistratura inquirente contabile è partita nel 2012, da un esposto anonimo nel quale si riferiva di alcune presunte irregolarità commesse dall'amministrazione comunale di Conversano nell'affidamento di incarichi di progettazione per una variante al vecchio Prg e per il Pug. Alcuni di questi incarichi erano stati assegnati dall'amministrazione di Conversano a Curcuruto, che di professione è architetto e che, all'epoca dei fatti – siamo al 1995 - lavorava come dirigente all'Ufficio tecnico del Comune di Bari.
Nel 1999 Curcuruto viene assunta come dirigente a tempo indeterminato a Bari e, da lì a qualche anno, le norme urbanistiche cambiano. Al Prg subentra il Pug e il Comune di Conversano affida agli stessi progettisti la redazione del Piano urbanistico generale al posto della variante al Piano regolatore generale, non più in vigore, ritenendo questo affidamento una semplice “estensione” dell'incarico precedente. L'ente stanzia 216mila euro, più altri 35.435 euro per la predisposizione del “Piano relativo ai primi adempimenti in materia di Piano urbanistico territoriale tematico”.
 
Secondo la Procura della Corte dei Conti, per assolvere a tali incarichi Curcuruto non avrebbe chiesto alcuna autorizzazione al Comune di Bari, violando la legge sul pubblico impiego e – ha sottolineato il procuratore Antonio D'Amato – esponendosi anche un possibile conflitto di interessi perché Curcuruto ha svolto attività libero professionale gomito a gomito con altri professionisti, “potenzialmente destinatari di suoi provvedimenti dirigenziali”.
L'assessore della Giunta Emiliano si è difesa, specificando “di aver chiesto ed ottenuto l’autorizzazione per la redazione della variante al PRG, all’atto dell’assunzione presso il Comune di Bari” - fatto confermato poi dalla documentazione presentata dallo stesso Comune – e che, per quelli successivi, non avrebbe richiesto “alcuna autorizzazione, dovendosi essi ritenere la naturale prosecuzione del precedente, già autorizzato”. Curcuruto ha anche sottolineato la sua “assoluta buona fede” atteso che il Comune di Bari era a conoscenza dei suoi incarichi a Conversano.
Ma per la Procura gli incarichi del 2010 avrebbero violato il principio di onnicompresività dei compensi dei dipendenti pubblici e “un’autorizzazione, rilasciata circa 16 anni prima e per un incarico dai contenuti difformi rispetto a quelli propri dell’incarico successivo, non può ritenersi utile”. Curcuruto, in qualità di dirigente comunale, “non può nemmeno invocare la buona fede perché avrebbe dovuto essere consapevole degli obblighi su di sé incombenti e bene avrebbe agito agito se, nel dubbio, avesse chiesto di essere autorizzata alla prosecuzione dell’incarico .
Per questo i giudici l'hanno condannata a risarcire il Comune di Bari con 12mila euro, più interessi, e a pagare le spese di giudizio, per 446 euro. L'assessore era difesa dagli avvocati Michele Laforgia e Francesco Paolo Bello del Foro di Bari.
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