Scacco alla mafia. La Dda: «Sembra Gomorra ma è realtà: anche minorenni proteggevano il boss e controllavano il quartiere»

Scacco alla mafia. La Dda: «Sembra Gomorra ma è realtà: anche minorenni proteggevano il boss e controllavano il quartiere»
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Mercoledì 22 Giugno 2016, 18:21 - Ultimo aggiornamento: 21:36

 «Sembra di essere in Gomorra, invece è la realtà». Lo ha detto il pm della Dda di Bari, Patrizia Rautiis, commentando le indagini della Gdf che hanno portato oggi all'arresto di 41 persone (35 le misure eseguite finora) per associazione mafia, droga e fatti di sangue commessi da affiliati al clan Misceo-Telegrafo nel capoluogo pugliese.

Il boss Giuseppe Misceo - hanno spigato gli investigatori - era scortato ad ogni passo con vedette, anche minorenni, che non soltanto controllavano il territorio, ma sorvegliavano il capoclan per assicurarne la sicurezza, anche nei periodi di ricovero in ospedale, e impedire a esponenti di clan rivali di avvicinarsi a lui e alla sua famiglia. In conferenza stampa il pm e il generale della Gdf, Vincenzo Papuli, hanno parlato di una "criminalità cangiante. Capace di variare con rapidità per composizione dei gruppi e dominio sul territorio" e "caratterizzata da un alto livello di conflittualità" in cui gli stessi affiliati "erano in stato di soggezione rispetto al boss".

Per commettere gli agguati, Misceo avrebbe ordinato ai suoi di rubare auto, possibilmente con vetri scuri, e in una occasione si sarebbero appropriati di un mezzo di servizio della Telecom. Tra le imputazioni ci sono tre agguati a esponenti del clan rivale dei Mercante, le lesioni ai fratelli Carlo e Giuseppe Loiodice, nel dicembre 2013, e il tentato omicidio di un mese prima ai danni di Donato Sifanno, poi ucciso a febbraio 2014. Sono stati documentati anche episodi di pestaggi nei confronti di affiliati sorpresi a spacciare fuori zona senza permesso.

Stando alle indagini dei finanzieri del Gico di Bari e dello Scico di Roma, a custodire i contanti del clan sarebbe stato un incensurato, Biagio De Marco, anche lui arrestato oggi, ritenuto un "bancomat vivente", residente nello stesso stabile di Misceo e pronto a dare denaro su richiesta.


Il Presidente della Regione Michele Emiliano ha espresso soddisfazione per l'operazione. «Desidero manifestare le mie più sincere congratulazioni al Nucleo di Polizia tributaria di Bari e dal Servizio centrale investigazione criminalità organizzata della Guardia di Finanza - ha detto - per aver condotto le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari che hanno duramente colpito i clan Misceo e Telegrafo di Bari. La magistratura e le forze di polizia pugliesi rappresentano un motivo di grande orgoglio per tutti i cittadini della nostra regione: donne e uomini che al di là delle numerose difficoltà oggettive riescono a raggiungere risultati straordinari».

«Al Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Generale Vincenzo Papuli, al coordinatore della Dda di Bari, Pasquale Drago, ed al Procuratore della Repubblica di Bari, Giuseppe Volpe, vanno ancora una volta i miei ringraziamenti e la disponibilità della Regione Puglia a supportare in ogni modo il lavoro delle Procure e delle forze di polizia anche mediante l'utilizzo dei fondi Pon legalità».

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