Agente immobiliare ucciso, sequestro di beni al collega imputato

Agente immobiliare ucciso, sequestro di beni al collega imputato
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Mercoledì 23 Novembre 2016, 16:14
Un sequestro conservativo di beni mobili e immobili del valore di 500mila euro è stato eseguito su disposizione della magistratura barese nei confronti di Roberto Perilli, l'ex agente immobiliare imputato per l'omicidio del collega Giuseppe Sciannimanico, ucciso il 26 ottobre 2015 a Bari. Su richiesta delle parti civili, il gip del Tribunale di Bari Francesco Agnino ha disposto il sequestro perché dalle intercettazioni è emerso che Perilli voleva disfarsi di alcuni beni, chiedendo ai suoi familiari di venderli.

Il sequestro riguarda tre appartamenti nel quartiere Japigia di Bari, un locale ad uso commerciale e nove conti correnti. Nel provvedimento il giudice richiama alcune conversazioni intercettate nei mesi di novembre e dicembre 2015, quando Perilli era già in carcere, nelle quali l'imputato «ha reiteratamente manifestato la volontà di compiere atti dispositivi diretti al deprezzamento del patrimonio al fine di sottrarlo da eventuali aggressioni proprio delle costituite parti civili».

Nelle intercettazioni Perilli chiedeva di vendere persino gli arredi della sua agenzia immobiliare e una Bmw, l'auto di lusso che, secondo gli investigatori baresi, sarebbe stata usata per compiere il delitto. Il gip ha quindi accolto nelle scorse settimane l'istanza di sequestro avanzata dai genitori di Sciannimanico, difesi dall'avvocato Luca Colaiacomo, dal fratello, difeso da Francesco Paolo Ranieri, e dalla fidanzata della vittima, rappresentata da Nicola Quaranta.

Il processo per omicidio volontario premeditato nei confronti di Perilli inizierà dinanzi alla Corte di Assise di Bari il prossimo 6 dicembre. Del delitto è accusato anche il pregiudicato Luigi Di Gioia, ritenuto l'esecutore materiale. Il giudice ha ammesso la sua richiesta di rito abbreviato rinviando il processo al 25 gennaio 2017. Stando alle indagini della Squadra Mobile, coordinate dal pm Francesco Bretone, i due avrebbero attirato la vittima in una trappola fissando un appuntamento per visionare un appartamento e lo avrebbero poi ucciso con due colpi di pistola alla spalla e alla testa. Ai due indagati, che rispondono di omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione, si contesta anche la detenzione illegale della pistola, mai ritrovata, utilizzata per compiere il delitto. Movente dell'omicidio sarebbe stato l'invidia professionale da parte di Perilli che avrebbe così deciso di eliminare la concorrenza.
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