Zara: «La mia Unisalento? Competitiva e attrattiva»

Zara: «La mia Unisalento? Competitiva e attrattiva»
di Maria Claudia MINERVA
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Domenica 24 Luglio 2016, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 10:30
Il nuovo corso dell’Università del Salento è cominciato il 10 luglio 2013. Da quel giorno, in cui Vincenzo Zara, classe 1959, ordinario di Biochimica, con uno stacco del 70 per cento di voti sull’avversario Michele Carducci, è diventato magnifico rettore, sono passati esattamente tre anni. Per la conclusione del mandato, non più rinnovabile, ne mancano altri tre.
Rettore, siamo quasi a metà mandato, è tempo di bilanci. Successi ed errori pareggiano?
«Le domande sui bilanci sono sempre difficili. Penso che bisogna partire dalla situazione di contesto in cui si è svolto il mandato e credo che la situazione sia oggettivamente non facile per tutti i rettori che come me si sono insediati nel 2013, perché è stato il periodo più difficile dell’ultimo decennio per quanto riguarda la situazione complessiva. Faccio riferimento soprattutto a due aspetti: la riduzione dei finanziamenti e il decremento degli iscritti. Sull’Ffo c’è da dire che è stata di circa il 20%, nel giro di sei-sette anni siamo, infatti, passati da 90 milioni di euro ai 70 attuali. Quando mi sono insediato gli immatricolati erano calati di circa il 40%, una riduzione drammatica. Solo negli ultimi due/tre anni c’è stata la ripresa, anche se minima, ma importante considerato che gli altri Atenei del Sud continuano a perdere iscritti».
Come siete riusciti a invertire il trend negativo?
«Da un lato, grazie all’opera di orientamento nei confronti degli studenti e delle famiglie, e dall’altro perché Unisalento si è proposta in maniera più attiva. C’è stata un’ampia apertura nei confronti del territorio, basti considerare il numero di conferenze e di eventi presentati. Tra questi anche l’ultima visita a Castro, un successo veramente inaspettato, con la gente che ci ha invogliato a continuare a mostrare quello che facciamo».
In questi due anni e mezzo lei ha messo mano anche alla macchina amministrativa dell’Università.
«Ho dato mandato al Direttore generale perché intervenisse, ora siamo ancora in rodaggio, ma è stato indispensabile rendere più efficiente l'utilizzo delle risorse».
Allo scadere del primo anno di mandato ha cambiato la squadra. Spoils system o altro?
«Sono partito con una squadra molto ristretta perché pensavo bastassero poche persone, poi con il passare del tempo mi sono reso conto che la squadra andava ampliata perché gli impegni sono veramente tanti».
Il rodaggio è stato superato o farà una nuova messa a punto?
«Non è escluso che a metà mandato la squadra cambi ancora. Sulla base dei risultati ottenuti e delle tendenze di ciascuno rispetto alla delega. La cosa più importante è che si ottengano i risultati, per questo non escludo che ci possa essere a breve una nuova rimodulazione».
A proposito di fondi: l’Ffo destina una quota premiale del 20 per cento per la valorizzazione dell’autonomia responsabile. Entro dicembre l’Ateneo dovrà indicare al ministro quali azioni strategiche intende perseguire per concorrere alla ripartizione di una quota consistente dei 320 milioni di euro che saranno stanziati. Sono state già decise?
«Si tratta di una somma inclusa nell’Ffo, che ha una quota premiale complessiva di un miliardo e 600 milioni. Di questi fondi, 320 milioni sono destinati alla valorizzazione dell’autonomia responsabile, cioè il ministero, piuttosto che distribuirla come prima, fa decidere ad ogni università le aree su cui investire. Non abbiamo ancora deciso, è una novità di questi giorni, le aree tra cui scegliere sono didattica, ricerca e internazionalizzaizone».
Una parte delle risorse del Fondo di finanziamento ordinario sono legate anche alla Vqr (Valutazione della qualità della ricerca). Una spina nel fianco di Unisalento, considerato che molti professori, per protesta, non si sono fatti valutare. Quanto costerà questa “disobbedienza” in termini di fondi?
«Non si sa di preciso, ma credo che per quest’anno varrà ancora la vecchia valutazione. Nonostante l’Anvur abbia detto che terminerà la nuova valutazione in tempo utile, so che è abbastanza indietro. Quindi, ancora per questa volta la ripartizione dei fondi sarà fatta con la vecchia Vqr, l'anno prossimo vedremo. È bene comunque sottolineare che non sono i professori che non sono bravi, ma alcuni hanno deciso di non farsi valutare».
Tra i punti caldi dell’Ateneo anche la chiamata dei professori di prima fascia per la quale sono stati assegnati 1,4 punti organico con un finanziamento a regime di 161.958 euro. Come saranno reclutati?
«I punti organico sono stati assegnati direttamente dal ministero e li deliberemo nel consiglio di amministrazione di giovedì prossimo. Bandiremo da due a quattro posizioni di professori ordinari, noi ovviamente speriamo di riuscire ad averne quattro».
Questione Cittadella: per il prossimo anno accademico è stato confermato il corso di laurea in Ingegneria industriale. Poi cosa accadrà? Tempo fa lei ha detto che senza adeguate garanzie finanziarie l’Ateneo non potrà più assicurare il mantenimento dell’offerta formativa di Brindisi.
«Per il prossimo anno abbiamo fatto un grossissimo sacrificio. Nel senso che l’Università si è accollata gli oneri che si sarebbe dovuto accollare il Comune, ma oltre l’anno accademico 2016-17 non possiamo andare avanti. Mi aspetto a breve una riunione tecnica con le istituzioni territoriali per capire cosa fare. Per una serie di motivi le istituzioni locali non hanno potuto mantenere fede agli impegni finanziari, ma ripeto il nostro sforzo si ferma qui. Non servono provvedimenti-tampone, per garantire guardiana, pulizia e altro, bisogna capire qual è la visione regionale: cioè se si vuole creare e sostenere effettivamente un polo territoriale oppure no».
Che fine hanno fatto i propositi di avviare i corsi di Agraria, Isef e Farmacia?
«Farmacia è stata già approvata da Ministero e Anvur, è pronto ma mancano però le risorse. La cosa più importante di Farmacia è che si tratta di un progetto interateneo tra Lecce e Bari, che finalmente hanno trovato l’accordo di avviare il corso su Brindisi, che c’è un polo chimico-farmaceutico di sostegno non necessariamente finanziario ma anche di apporto laboratoriale. Per Agraria e Scienze Motorie le osservazioni del comitato dei rettori pugliesi è di evitare sovrapposizioni con l’offerta formativa già esistente sia a Bari che a Foggia. In ogni caso, per superare queste criticità sono già in atto tavoli di lavoro per decidere cosa fare in futuro. Non escludo che per il prossimo anno, almeno nell’ambito dell’Agraria, possa partire qualcosa».
Altre novità sui corsi?
«Sì, una probabile laurea professionalizzante, un progetto sperimentale che tutti gli atenei porteranno avanti. Si tratta di una laurea triennale che rispetto alle altre avrà un immediato sbocco professionale nelle cosiddette professioni intermedie, come quelle dei geometri, dei periti industriali o agrotecnici. Sono figure che finora hanno avuto necessità solo del diploma, ma che invece ora hanno bisogno di una laurea di primo livello. La platea di persone che possono iscriversi è enorme. Probabilmente partiremo nell’ambito di Ingegneria. Mentre la novità del prossimo anno accademico, il manifesto degli studi è già stato pubblicato, è la magistrale di Scienze della Comunicazione, che mancava».
Piano per il Sud: che fine hanno fatto i 70 milioni di euro destinati all’edilizia universitaria?
«Quei soldi ci sono ancora, c’è stata una prima rimodulazione della Regione che li ha ridotti a 63 milioni. In quella rimodulazione sono stati tagliati 7 milioni, che hanno comportato eliminare alcuni interventi, come la torre di quattordici piani, ora ridotta a tre. La situazione è che alcuni interventi sono già in fase di realizzazione, altri scadono il 31 dicembre, altri ancora teoricamente sarebbero scaduti il 30 giugno ma abbiamo fatto richiesta di proroga. La cosa più importante riguarda i 20 milioni di euro per la manutenzione. Poi è prevista anche la costruzione di nuovi edifici».
Lei è stato eletto grazie anche all’appoggio delle associazioni studentesche. Negli ultimi tempi però il feeling sembra si sia interotto. Cosa sta accadendo?
«La complicità continua. Il rapporto con gli studenti sia in Senato accademico che in Consiglio di amministrazione è collaborativo. Alcune criticità sono all’interno del consiglio degli studenti ma spero si risolvano presto».
Si è mai pentito di questa carica?
«Essere diventato rettore è un’esperienza entusiasmante, soprattutto dal punto di vista del poter ricreare un senso di comunità. Però le rinunce in termini personali sono tantissime e bisogna lavorare sempre, anche di domenica. Però, complessivamente, sono contento».
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