Xylella, caos in Regione, i dirigenti dell'emergenza vogliono farsi da parte

Xylella, caos in Regione, i dirigenti dell'emergenza vogliono farsi da parte
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Domenica 27 Dicembre 2015, 11:13
Dopo le dimissioni del commissario delegato all’emergenza Xylella fastidiosa, Giuseppe Silletti, iscritto dalla Procura di Lecce nel registro degli indagati insieme ad altre nove persone, toccherà alla Regione Puglia fronteggiare e arrestare l’avanzata del batterio che sta divorando gli ulivi del Salento, ma il compito si presenta difficile, giacché nessuno dei dirigenti che si sono occupati della materia vuole continuare a farlo.

Con ordine. La Protezione Civile ha chiesto all’Ente guidato da Michele Emiliano «l’intesa per revocare lo stato di emergenza dichiarato per fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xylella fastidiosa e rientrare in gestione ordinaria, in anticipo rispetto alla scadenza naturale del prossimo inizio febbraio». Infatti, il secondo mandato (dopo la proroga dell’estate scorsa) di Silletti aveva come termine di scadenza - questa volta improrogabile - i primi giorni del secondo mese dell’anno.

«Questo passaggio, previsto dall’articolo 5, comma 1, della legge 225/1992, si è reso necessario - spiega una nota della Protezione Civile - dopo aver verificato il fatto che sono venuti meno i presupposti su cui, prima a febbraio e poi a luglio 2015, si sono basate la deliberazione dello stato di emergenza e la sua proroga da parte del Consiglio dei Ministri».

La gestione della Xylella torna, quindi, ad essere ordinaria, passando nelle mani della Regione. Ma in questi giorni sull’Ente si è scatenato uno tsunami, perché i dirigenti che finora si sono occupati della questione se ne vogliono lavare le mani, come testimonia la lettera che, dopo gli avvisi di garanzia della Procura di Lecce, hanno scritto all’assessore alle Risorse Agroalimentari, Leo Di Gioia, per invitarlo a valutare l’opportunità di destinarli ad altri incarichi che non comprendano attività collegate all’infezione degli ulivi.

Questo perché il prosieguo delle indagini, in cui la stessa Regione per mezzo del presidente Michele Emiliano ha chiesto di essere considerata parte offesa, potrebbe riservare altri sviluppi clamorosi. Una richiesta, quella inoltrata dai dirigenti a Di Gioia, che rischia di creare ancora più confusione rispetto a quella che c’è già. Tanti i quesiti che ad oggi non trovano risposta, soprattutto quello che riguarda proprio la gestione ordinaria dell’epidemia, cosa non semplice se si pensa che l’Unione Europea, dopo la messa in mora inviata due settimane fa, continua a sventolare la spada di Damocle della procedura di infrazione. Procedimento che potrebbe costare molto caro all’Italia sia in termini di sanzioni pecuniarie che in termini di blocco totale all’export delle piante.

Una cosa è certa: con la fine dello stato di emergenza, dichiarato dal Dipartimento della Protezione Civile in contemporanea alle dimissioni del commissario Giuseppe Silletti, la Regione erediterà anche la dotazione finanziaria fin qui garantita dallo Stato. Si tratta di circa 13 milioni di euro destinati alle attività di monitoraggio e a quelle che riguardano gli abbattimenti degli ulivi, oggi bloccate dopo il sequestro preventivo disposto dai magistrati leccesi, sulla cui convalida dovrà esprimersi il giudice per le indagini preliminari Alcide Maritati.

L’inchiesta giudiziaria che ha portato allo stop del piano Silletti, condotta dai pm salentini Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci, è stata avviata nell’aprile del 2014: i reati contestati al commissario e alle altre nove persone - ricercatori, docenti universitari, funzionari della Regione Puglia e componenti dell'Osservatorio fitosanitario regionale - sono di diffusione di una malattia delle piante, violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali.

Nella lettera di dimissioni, il commissario ha fatto riferimento all’impossibilità di proseguire nell’incarico dopo l’inchiesta avviata dalla Procura. «Dopo le sentenze del Tar del Lazio e l’inchiesta dei magistrati leccesi, che ha decretato il sequestro di tutti gli ulivi colpiti da xylella fastidiosa, non sono più nelle condizioni di eseguire il piano di eradicazione approvato dal Ministro e dalla Protezione civile» ha dichiarato il generale Silletti che ora tornerà a dirigere il Corpo forestale dello Stato.
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