Vitalizi, oggi il via libera ai tagli: ex parlamentari in rivolta

Vitalizi, oggi il via libera ai tagli: ex parlamentari in rivolta
di Stefania Piras
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Martedì 25 Luglio 2017, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 26 Luglio, 16:01

ROMA Via i vitalizi vecchio stile agli ex parlamentari, sì al sistema contributivo per quelli regionali e quelli sopravvissuti prima del 2012 (da questa data gli assegni sono aboliti), e pensione non più a 65 anni ma tarata sull'età delle legge Fornero dalla prossima legislatura solo a chi ha svolto almeno 5 anni di mandato. Ecco in pillole la legge arrivata in Aula ieri a firma del dem Matteo Richetti e che vede, di fatto, l'ok di Pd, M5S, Lega e Fdi ma anche di Sinistra Italiana e di Mdp. Ma attenzione, dice il pentastellato Danilo Toninelli: «Si scrive Richetti ma si legge Lombardi», ovvero Roberta Lombardi che lo scorso ottobre aveva provato con una sua legge a rivedere gli emolumenti e le pensioni dei parlamentari.

PATERNITÀ
«Bene i voti del M5S, ma questa è una battaglia del Pd», replica secco Matteo Richetti, primo firmatario del ddl. «La tua legge dormiva sepolta in un cassetto, grazie a noi che ascoltiamo il grido di uguaglianza e giustizia è arrivata in Aula», ribatte Toninelli. La polemica è tutta qui: di chi è la paternità di questa stoccata anti-casta? Del Pd o del Movimento?
«Fiano chi?»,ride Beppe Grillo riferendosi al deputato Pd Emanuele Fiano secondo il quale il capo politico del M5S sarebbe andato a Montecitorio per assistere all'approvazione di una legge targata Pd. Grillo si è fatto vedere a Montecitorio sul tardi e ci è rimasto anche poco, sottolineando all'uscita il clima straniante che ha respirato: «Io è solo la terza volta che vado su perché quando sono andato ho tirato su con il naso (Grillo faceva gesti e mimava il linguaggio dei segni in tribuna, ndr) e mi hanno detto: non interferisca con l'Aula. Ma ho visto un mondo straordinario...». Ma dice di più e sottolinea il clima stanco, bulimico e agnostico della politica che c'è fuori, perché a suo parere, anche democrazia «oggi è una parola svuotata se non vota il 50% della gente». «Domani non torno tanto sappiamo come andrà a finire...», conclude Grillo. Simone Valente, il capogruppo M5S traduce: «In Senato dove anche per l'età anagrafica sul tema pensioni sono molto sensibili, affosseranno la legge».

Eppure mentre in Aula si discute, in rete proliferano gli slogan contro i privilegi, sicché la paternità della norma si annacqua pericolosamente, e sulle bacheche social, personalizzate secondo gusti e simpatie politiche, ognuno avrà l'impressione che il proprio partito, chi Pd, chi M5S, ha vinto la battaglia sugli odiosi vitalizi.

MALUMORI
Il gruppo Pd ieri mattina ha annunciato il «sì compatto di una legge che rivendichiamo con forza». Anche se nella pattuglia Democrat formata da ex-Ds non sono proprio tutti convinti si debba «svilire la funzione parlamentare con provvedimenti punitivi». Pure Cesare Damiano fa notare che c'è il serio rischio di incostituzionalità: «Quello che ritengo totalmente sbagliato - spiega - è che per raggiungere l'obiettivo si adotti il ricalcolò di tutti i contributi, anche procedendo retroattivamente. Si tratta di un precedente pericolosissimo che potrebbe, un domani, vedere la sua applicazione ai lavoratori e alle pensioni in essere». Sempre tra i dem ci sono Michele Bordo e il relatore Maino Marchi che hanno espresso diverse critiche e che in sostanza non si vogliono consegnare, mani legate, alla «deriva grillina». Ma Toninelli è sempre dietro l'angolo a fustigare: «Occhio Pd, il vostro Marchi dice che abolire i vitalizi è macelleria sociale e un atteggiamento persecutorio, ma ci parlate con le persone fuori?».
Scontenti sono ovviamente i beneficiari di quell'assegno: gli ex parlamentari. Emblematico il caso di Enzo Raisi: dopo 20 anni di contributi Inps viene eletto e per i 15 anni alla Camera versa i contributi per il vitalizio. Ora questo gli verrà decurtato e dice: «Se aggiungo che ho fatto 25 anni il consigliere comunale e l'assessore per cui non c'è pensione, ringrazio il mio Paese, ho solo fatto male a fare politica».

INCOSTITUZIONALITÀ
E poi c'è la netta contrarietà dei centristi e di FI che puntano sul nodo incostituzionalità. «Il Pd si sta intestando un abominio», ripete il capogruppo Renato Brunetta che non cerca, ma non lo trova, il bollino della Ragioneria, e ha gli stessi dubbi di Damiano: «Cosa accadrebbe se si applicasse il principio orwelliano del modificare il passato, applicando il sistema di calcolo contributivo a tutto il mondo dei pensionati in essere, a partire da quelli che hanno la pensione basata sul retributivo? Andremo a tagliare le pensioni del 20-30-40-50%». Ma sul voto finale gli azzurri potrebbero propendere per l'astensione: non sia mai finiscano in quelle black list di chi ha votato cosa, l'importante è la gogna. Ma ci sono anche azzurri favorevoli, per dire, come Maria Stella Gelmini.

Anche la vice presidente della Camera Marina Sereni fiuta l'onda anti casta e in aula predice l'approvazione di oggi: «Mi sembra di capire che c'è una intesa tra i gruppi per concludere i lavori con l'approvazione del provvedimento».

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