Vendola a Renzi: se il Pd vuole Prodi al Quirinale alla quarta votazione

Vendola a Renzi: se il Pd vuole Prodi al Quirinale alla quarta votazione
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Sabato 20 Dicembre 2014, 20:38 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 11:09
«Se il Pd vuole, dopo quattro votazioni possiamo eleggere Romano Prodi al Quirinale»: lo ha detto Nichi Vendola, nel corso del suo intervento all'assemblea nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà.



Per eleggere il capo dello Stato serve la maggioranza dei due terzi delle camere riunite in seduta comune e integrate dai delegati regionali (1.008 grandi elettori in totale, 630 deputati, 315 senatori, 5 senatori a vita e 58 delegati regionali). Ma dal quarto scrutinio basta la maggioranza assoluta e quindi per Pd e Sel potrebbe essere in teoria fattibile arrivare ai 505 voti necessari.



«Ma se l'inquilino del Colle fosse il suggello del Patto del Nazareno - ha avvisato Vendola - noi saremo sulle barricate». «Bisogna evitare - ha proseguito il leader di Sel - che il Pd faccia tutte le parti in commedia come nel passato». Per Vendola il prossimo «inquilino del Colle deve essere un elemento di speranza e fiducia in un paese estenuato».



Intanto Vendola attacca il segretario-premier causa di tutti i mali del paese e della sinistra. Si aprono «crepe vere» nel Pd e nel governo, sempre più distanti dal mondo del lavoro e dalla società civile (ultimo «colpo al cuore del welfare», la legge di stabilità) - sostiene - con i sindacati che «per la prima volta non hanno più il riferimento con il grande partito della sinistra»; in questo quadro «drammatico» si inserisce chi, come Matteo Salvini «scommette sulle paure» e, «coadiuvato dal Governo che non dà le dovute risposte al disagio sociale, mesta agevolmente nel torbido».



Quasi peggio di Berlusconi che «avrebbe voluto smantellare l'articolo 18 mentre Renzi lo ha proprio smantellato». Una coppia diabolica, quella composta dal Cav e dal rottamatore, che per Vendola ha «inquinato» pesantemente la politica e rischia di contaminare il Colle. Ecco perché un unico spiraglio al Pd renziano, il leader di Sel lo ha lasciato aperto proprio sulla partita del Quirinale.



Il momento politico è drammatico - è stato il ragionamento di Vendola - e occorre che alla presidenza della Repubblica vada «un elemento di speranza e fiducia in un paese ormai estenuato». Di certo, la battaglia sarà «campale» sulla legge elettorale perché per il leader di Sel «la strada che seguirà l'Italicum sarà la stessa del Porcellum, porterà ad un vicolo cieco».



Parlamento «umiliato» e «sfregiato» anche nottetempo - ha attaccato Vendola - da una classe dirigente «sciatta e mediocre», che produce «caos» e che con la «falsa abolizione delle province sta alimentando un conflitto drammatico». Per Vendola, il governo non ne fa bene una, e così pure il Pd di Renzi, ormai virato verso «destra». Ecco perché davanti alla sinistra il leader di Sel intravede una prateria, rilancia quindi il progetto di una «ricostruzione» e ricomposizione della sinistra (quella con la S maiuscola) partendo dalla conferenza programmatica di gennaio ribattezzata Human Factor.



Una «grande sinistra» che ha «un progetto di governo che vuole battere Renzi». Il treno sta per partire, attende il «Civati-Godot», latore di quello «spirito di scissione» che - argomenta Vendola - deve essere incoraggiato: «Dobbiamo incalzarli perché è decisivo che si apra quella crepa nel Pd. Non per baruffe di cortile ma per problemi di natura politica che sono dirimenti».