Scioperano i prof: all'Unisalento saltano 300 esami

Sessione di esami all'Università del Salento
Sessione di esami all'Università del Salento
di Maria Claudia MINERVA
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Martedì 29 Agosto 2017, 17:03 - Ultimo aggiornamento: 20:55

La fine del mese di agosto 2017 sarà ricordata per la rivolta dei prof universitari. È partito, infatti, ieri lo sciopero di circa 5000 docenti degli Atenei di tutta Italia (esattamente 5444 professori e ricercatori universitari e ricercatori di enti di ricerca italiani di 79 di differenti Università) - il primo così partecipato, dall’Unità d’Italia ad oggi -, che cancelleranno i loro esami da ieri al 31 ottobre prossimo, rallentando il percorso universitario di moltissimi studenti.
Alla base della protesta i cinque anni di blocco degli scatti salariali, unica categoria pubblica a cui si applica questa restrizione, come denunciano i docenti. Anche i professori dell’Università del Salento aderiscono massicciamente allo sciopero: al momento, si stima un’adesione che oscilla tra il 60 e il 70%. «Che significa che salteranno più di 300 esami già calendarizzati per il primo appello autunnale dell’Ateneo salentino» sottolineano i referenti dell’iniziativa, che stanno raccogliendo le adesioni. Ma la percentuale è destinata a salire, considerato per molti questo è ancora un periodo di ferie. Potenzialmente potrebbero decidere si incrociare le braccia tutti i 670 docenti di Unisalento. E non è escluso che lo facciano. «Dipende molto dall’organizzazione di ogni Dipartimento - aggiungono dall’Ateneo - in alcuni l’adesione è al 100 per cento».
Una cosa è certa: dopo diversi inutili tentativi di far sentire le loro ragioni, i professori hanno deciso di passare all’azione bloccando gli esami, una forma di protesta a cui non facevano ricorso da oltre quarant’anni. Alle loro spalle non c’è alcun sindacato o organizzazione. Alcuni mesi fa è stato creato “Il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria”, un comitato promotore spontaneo di ricercatori e professori. All’inizio dell’estate il Movimento ha scritto una lettera aperta spiegando la necessità di protestare e invitando i colleghi a unirsi alla mobilitazione. Una missiva che ha ottenuto larghissimo consenso, tanto che è stata firmata da docenti di tutte le principali università italiane.
«Non è stata una decisione presa a cuor leggero - sottolineano i docenti in prima linea - ma dopo tre anni di continue sollecitazioni ai governi, senza risposte, siamo stati costretti a proclamare lo sciopero». A spingere i docenti alla protesta c’è il blocco degli scatti di stipendio del periodo 2011-2015. Lo sciopero non nasce per creare disastri perché gli studenti restano la priorità dei professori. «Non è questione di scatti - incalzano i docenti - con questa protesta si cerca di calamitare l’attenzione su un problema che riguarda soprattutto la dignità di una professione, sempre più bistrattata».
Il malcontento della categoria si riferisce a una vicenda che si trascina da anni. Fin da quando il governo bloccò gli scatti per tutto il pubblico impiego dal 2011 al 2014. Si trattava di 3milioni e mezzo di persone con un risparmio per la spesa pubblica di circa tre miliardi di euro per ogni anno. Ma mentre tutti gli altri pubblici dipendenti, dai magistrati alle forze dell’ordine, dal primo gennaio 2015 hanno avuto aumenti che tenevano conto anche degli scatti mancati (senza arretrati) e hanno ottenuto anche gli effetti giuridici degli scatti, per i professori universitari, invece, questi cinque anni è come se non fossero esistiti: nessun adeguamento, nessuna modifica alle loro retribuzioni.
Da qui lo sciopero, che però coinciderà solo con il primo appello d’esame dopo le vacanze.

L’Università del Salento, stando a quanto sottolineato dai referenti della protesta, dovrebbe fermarsi nella settimana da metà settembre. molto dipenderà dall’organizzazione dei singoli dipartimenti. Però, è bene dirlo, non sarà uno sciopero selvaggio. Infatti, per evitare di danneggiare gli studenti sono stati previsti alcuni limiti: l’astensione potrà durare per un massimo di 24 ore, annullando così uno solo dei tre soliti appelli previsti (negli atenei dove l’appello previsto è uno soltanto questo sarà in ogni caso garantito). Nessun problema per le sedute di laurea e nemmeno per i test di ammissione ai corsi a numero chiuso.

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