Terremoto, Amatrice pinge le sue vittime. Il vescono: uccidono le opere dell'uomo non il sisma

Terremoto, Amatrice pinge le sue vittime. Il vescono: uccidono le opere dell'uomo non il sisma
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Lunedì 29 Agosto 2016, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 08:38

Piove su Amatrice e sui suoi morti. L'acqua si mischia al dolore cupo e silenzioso dei parenti e degli amici delle vittime del terremoto nella cittadina martire e nella sorella minore Accumoli. Ventotto bare soltanto - una decina non sono riuscite ad arrivare per il maltempo - per 242 morti. Sotto il tendone e fuori l'umido fa stringere ancora di più chi soffre agli altri. Arrivano alla spicciolata, con le strade e i parcheggi improvvisati nel fango. Si riconoscono, si abbracciano, piangono sommessi. Molti anziani, parecchi ragazzi. Sopportano ancora una volta con pazienza e pochi momenti di insofferenza le telecamere. 

 

 


Ci sono centinaia di persone a rendere l'ultimo saluto alle vittime. Sotto la tensostruttura bianca, di fronte all'altare con il Cristo che pende davanti a un edificio crollato, le file di bare marroni. Due sole bianche, di bambini. I parenti sono seduti accanto ai feretri, una donna lo avvinghia una bara. Un'altra non stacca un instante dalla guancia la foto della figlia morta. In tanti hanno messo immagini accanto ai fiori. C'è Claudio, 21 anni, che ha perso padre, madre, sorella e la fidanzata di 17 anni. Siede catatonico, annientato, sostenuto dalla zia in piedi alle sue spalle. Una dottoressa a un tratto gli controlla le pupille.

C'è il fratello di Gigliola, ragazzina ricordata da un cuscino con la sua foto sulla bara. Lui alla fine singhiozza e accarezza il legno come se fosse un viso. «Per favore, fatemi passare, ho mia cugina lì», dice un ragazzo con la barba. Un palloncino vermiglio a forma di cuore ancorato a una cassa ricorda che lì dentro c'è Anna. Durante la messa funebre solo un grido spezza il silenzio, è di una donna alla lettura dei nomi dei morti. Un «nooo!» disperato e riverberato dagli amplificatori. Amaducci Rossella...Baccari Pietro...l'ultimo è Volpini Maria Luisa. Un vecchio si sente male e stramazza sulla ghiaia. Gli danno dello zucchero in bustina, la Croce Rossa lo porta via in barella.

Matteo Renzi e Sergio Mattarella seguono il rito in piedi tra la gente. Alla fine confortano, ascoltano, baciano sulle guance e abbracciano tanti. Ma il momento finale si avvicina, il distacco sarà definitivo e molti piangono più forte. 

Il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, ha ricordato nome per nome le vittime provocate dal terremoto. Ci sono voluti otto minuti per leggere i nomi di tutti i morti. Un lungo elenco, salutato al termine con un forte applauso. 

«Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell'uomo!», ha detto il vescovo, nell'omelia della messa funebre. La ricostruzione non dev'essere «una querelle politica o una forma di sciacallaggio di varia natura, ma quel che deve: far rivivere una bellezza di cui siamo custodi». 

«Disertare questi luoghi sarebbe ucciderli una seconda volta», ha sottolineato ancora Pompili. «Abitiamo una terra verde, terra di pastori. Dobbiamo inventarci una forma nuova di presenza che salvaguardi la forza amorevole e tenace del pastore», ha aggiunto il vescovo. 


«Come si ricava da un messaggio in forma poetica che mi è giunto oltre alle preghiere: "Di Geremia, il profeta, rimbomba la voce: Rachele piange i suoi figli e rifiuta di essere consolata, perché non sono più. Non ti abbandoneremo uomo dell'Appennino: l'ombra della tua casa tornerà a giocare sulla natia terra. Dell'alba ancor ti stupirai». Così poi con una notazione poetica il vescovo di Rieti, ha concluso la sua omelia. 

Terminati i funerali solenni delle vittime del sisma, il capo dello Stato si è intrattenuto a lungo a salutare e confortare i famigliari che hanno perso i loro cari durante la devastante scossa del 24 agosto. Il presidente della Repubblica ha stretto le mani ed abbracciato molti di loro stringendosi al dolore, per dare loro un segno di solidarietà in questo momento di commozione.

Visibilmente commosso il premier prima della celebrazione ha salutato e ringraziato l'insolito picchetto d'onore che lo accoglieva, formato da volontari della Protezione civile, dai Vigili del fuoco, dagli uomini dell'Esercito impegnati in questi giorni per assistere le popolazioni colpite dal terremoto e per estrarre i corpi dalla macerie.

Più di una persona si avvicinata e gli ha chiesto: «Presidente non ci lasci soli!». Renzi li ha abbracciati, assicurando che il governo «c'è e non lascerà soli» gli sfollati. Prima di sedersi il premier è stato raggiunto da una donna delle unità cinofile che gli chiedeva aiuto e lui l'ha rassicurata: «Ci proveremo, che cosa meravigliosa hanno fatto i cani», aggiunge riferendosi al lavoro dei cani sulle aree disastrate.

«Noi adesso possiamo solo promettere a queste persone che non saranno lasciate sole e prendere un impegno etico per la ricostruzione», ha detto il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti.


Papa Francesco ha inviato il suo elemosiniere apostolico, monsignor Konrad Krajewski, ad Amatrice perché partecipasse alla cerimonia funebre. Mons. Krajewski concelebra la messa presieduta dal vescovo di Rieti. Tra i concelebranti, anche il vescovo di Ascoli Piceno, l'altra diocesi maggiormente colpita dal sisma, mons. Giovanni D'Ercole.


 

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