Prima di queste ultime, la tragedia più nefasta tra quelle accertate - perché molte nel Canale di Sicilia hanno avuto un bilancio di vittime rimasto imprecisato - era la cosiddetta strage della notte di Natale del 1996: in un tragico tentativo di sbarco al largo di Capo Passero, persero la vita 283 clandestini tra pakistani indiani e cingalesi Tamil. Erano stipati su un mercantile che trasportava circa 450 immigrati.
Il cargo si fermò tra Malta e la Sicilia, in attesa dell'arrivo di un'imbarcazione più piccola sulla quale trasbordare i migranti che dovevano raggiungere le coste siracusane. Un sistema adoperato dal racket dei clandestini per ridurre al minimo i rischi e massimizzare i profitti. Ma le cattive condizioni del mare provocarono un incidente: durante l'operazione la nave «madre» speronò la carretta che in pochi istanti si inabissò con il suo carico umano. Per molto tempo la tragedia rimase avvolta nel mistero, anche perché i cadaveri degli immigrati rimasero imprigionati dentro il barcone.
Solo alcuni anni dopo le telecamere piazzate su un mini sommergibile consentirono di localizzare il relitto e far luce sulla strage. Strage per la quale sono stati condannati a 30 anni di reclusione l'armatore pachistano Ahmed Sheik Turab, che organizzò il viaggio e il libanese El Hallal Youssef, comandante della nave madre.
Bilancio pesantissimo anche per un altro naufragio avvenuto il 6 aprile di 2011: nella notte un barcone con 300 profughi a bordo provenienti dall'Africa sub-sahariana e partiti dalle coste libiche, si ribaltò nelle acque maltesi, a 39 miglia dalla costa di Lampedusa: se ne salvarono solo 51.
I migranti,dopo aver visto il mare gonfiarsi, con un telefono satellitare erano riusciti a chiamare le autorità di Malta, che girarono la segnalazione ai colleghi italiani: ma quando i mezzi di soccorso tentarono di «agganciare» la carretta senza più governo, e che già imbarcava acqua, lanciando una cima, l'imbarcazione si rovesciò. E così si compì la tragedia.