Da Esselunga a Conad, da Carrefour a Coop, da Pam a Lidl, passando per Tigre, Famila e Decò. Dal 1° ottobre al 31 dicembre ci saranno sconti fino al 10% sui beni di largo consumo in circa 25mila tra grandi supermercati, discount, superstore e ipermercati (quasi l’intera rete), in tutta Italia. Secondo Assoutenti sono in media 100 euro di risparmi a famiglia solo sulla spesa alimentare (in tutto 4 miliardi in meno per il portafoglio degli italiani). In trenta aziende hanno già detto sì, a cui si aggiunge la rappresentanza dei coltivatori, Coldiretti. Ora quasi tutta la grande distribuzione, secondo le associazioni di categoria, si avvia ad aderire al “trimestre anti-inflazione”, l’iniziativa del ministero delle Imprese, guidato da Adolfo Urso, per limitare i rincari del cosiddetto “carrello della spesa”. In bilico ci sono solo alcune catene di discount, come Eurospin e Md. Oggi, comunque, se ne parlerà al Mimit con Cgil, Cisl e Uil. L’intesa sarà poi firmata ufficialmente giovedì prossimo, 28 settembre, a Palazzo Chigi, con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Ci saranno anche i rappresentanti di artigiani, cooperative, coltivatori, commercianti (Confesercenti e Confcommercio) e distributori (in primis Federdistribuzione).
Il meccanismo
L’elenco completo delle aziende che aderiranno sarà inviato domani al Mimit e poi pubblicato sul sito del ministero. Ai big si aggiungeranno in centinaia di migliaia tra piccoli negozi alimentari e con prodotti per l’igiene personale, ma anche farmacie e parafarmacie. Il 28 settembre, però, firmeranno anche i rappresentanti dell’industria. Senza che i produttori riducano o contengano i costi di listino, infatti, gli sconti per le famiglie sarebbero insufficienti. Saranno della partita Barilla, Lavazza, Mutti, Nestlè e Ferrero. Ma le associazioni (Centromarca, Federalimentare, Ibc e Unionfood) si attendono decine e decine di altri nomi, ancor più della Francia, dove si punta a dimezzare i rincari annui sui beni alimentari nei primi mesi del 2024. Non entro domani, ma a inizio della prossima settimana le aziende produttrici che vorranno aderire riceveranno le linee guida e il modulo da inviare al Mimit.
Il meccanismo degli sconti è noto: la singole imprese distributrici allargheranno le attività promozionali già fatte negli ultimi mesi, così come il perimetro dei costi fissi.
Prezzi «bassi o bloccati»
Le imprese produttrici si impegneranno a «tenere bassi» o «bloccati» i prezzi di listino, ma sempre considerando «i propri conti economici», quindi in base «alle proprie strategie commerciali» e «all’impatto dell’inflazione sui propri costi», senza indicazioni da seguire né coordinamento da parte delle associazioni di categoria. Secondo l’Unione nazionale dei consumatori (Unc), «bloccare il prezzo dell’olio di oliva, che sta decollando, sarebbe sicuramente positivo, avendo il record dei rincari mensili, fermare invece quello delle uova, che sta finalmente scendendo (-0,7% da luglio ad agosto) sarebbe un autogol, così come sarebbe un suicidio congelare quello dell’olio diverso da quello di oliva o della pasta, il cui prezzo, dopo essere salito per via della guerra in Ucraina, ora cala». Una brutta notizia arriva da alcuni produttori di bevande alcoliche e gassate, che secondo i ristoratori stanno aumentando i costi dei listini tra il 4% e il 6%.
I prodotti
In ogni caso l’elenco dei beni e la percentuale di sconto saranno variabili. Ci saranno però sicuramente i prodotti confezionati: carne, pasta, uova, zucchero, latte, riso, sale, cereali e farina. Ma anche saponi, detergenti, pannolini e farmaci di largo consumo. Sui cibi freschi si sta facendo un ragionamento a parte, vista la volatilità dei loro prezzi e i problemi in agricoltura, dovuti ai cambiamenti climatici. Su frutta e verdura l’industria non dovrebbe abbassare i listini, ma questi prodotti potrebbero rientrare in alcune promozioni settimanali o linee di convenienza delle singole catene di supermercati. L’olio potrebbe quindi avere un prezzo bloccato. In ogni caso preoccupa l’attuale spirale inflattiva, accentuata dal caro-benzina, che colpisce i prodotti trasportati, a partire da frutta e verdura. Su questo insistono le associazioni dei consumatori, che lamentano di non essere state coinvolte nel Patto anti-rincari. Secondo Assountenti l’operazione «per quanto meritoria, potrebbe non essere sufficiente», mentre per l’Adoc «rischia di essere un’operazione di marketing e di facciata». Caustica l’Unc: «Sarà un flop, senza reali benefici per le famiglie».