Roma, choc al campo rom di via Salone: «Volevano bruciare la mia famiglia»

Roma, choc al campo rom di via Salone: «Volevano bruciare la mia famiglia»
di Laura Larcan
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Venerdì 10 Novembre 2017, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 20:52

Choc al campo rom di via Salone alla periferia Est di Roma dove sono state bruciate stamattina presto due baracche. Le fiamme sono state spente dai vigili del fuoco intervenuti intorno alle 7:20. Coinvolti, due (dei tre) container dove vive la famiglia di Anjo Adzovic, l'ex delegato dal sindaco Alemanno ai rapporti con la comunità rom di Roma.

Un incendio doloso, denuncia Adzovic, «dove ha rischiato la vita mio figlio di 20 anni, che per  fortuna è riuscito a scappare in tempo». Sulle cause, Adzovic ha le idee chiare e le denuncia a gran voce: «E' un clan che fa combutta con la criminalità organizzata romana. Hanno cercato già in diverse occasioni di farci cacciare. Chiedono sempre il pizzo, e noi non ci siamo mai abbassati di fronte a questi mafiosi».
 

 


E' provato dall'aggressione: «Ora ho messo al sicuro la mia famiglia. Io non c'ero quando è successo: stamattina presto con mia moglie e mia figlia ho portato l'altro mio figlio in ospedale perchè non si sentiva bene. Poi alle 7 e mezza mi hanno chiamato per avvisarmi di quello che era accaduto, che avevano bruciato due dei miei tre container. C'era mio figlio in uno di quelli distrutti, poteva rimanere bruciato vivo. Non ci posso pensare». La famiglia, racconta Adzovic, aveva già subito aggressioni. Come l'ultimo episodio, due settimane fa, quando la moglie e la figlia di 16 anni sono state aggredite e rapinate con un coltello alla stazione della metro Anagnina. «Avevamo fatto la denuncia e l'altra notte erano venuti a casa minacciandoci di togliere quella denuncia». Ancora prima, un paio di mesi fa, racconta Adzovic, anche il figlio era stato vittima di intimidazioni violente. «E' una ritorsione contro di me che sono stato per 15 anni rappresentante della comunità rom, per il mio impegno a diffondere nei nostri ragazzi la cultura della legalità, denunciando le attività criminose che accadono dentro i campi rom». «E questo clan ha sempre cercato di togliermi di mezzo - continua Adzovic - Non c'è di mezzo nessuna faida tra famiglie, per carità, non c'entra niente la vicenda dello stupro delle due ragazzine, vicenda che ho subito condannato. E' solo una questione di criminalità che vuole ammazzare la mia famiglia». Cosa farà ora? «Sto cercando come sistemare la mia famiglia. In questo spero che l’amministrazione mi possa aiutare». 

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