Riforme, sì all'articolo 1. Scontro con le opposizioni

Riforme, sì all'articolo 1. Scontro con le opposizioni
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Giovedì 1 Ottobre 2015, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 10:17
Prosegue il cammino delle riforme. Oggi al Senato è arrivato il sì all'emendamento "canguro" presentato dal Dem Roberto Cociancich, che riscrive l'articolo 1 della riforma costituzionale e spazza via tutti gli emendamenti delle opposizioni e i rischiosi voti segreti. Il Senato ha poi approvato il testo dell'articolo 1 del ddl Boschi. I sì sono stati 172, i no 108 gli astenuti 3.









L'emendamento Cociancich, passato con 177 sì, 57 no e 2 astenuti, aveva fatto decadere tutti gli emendamenti presetnati dalle oposizioni, che hanno protestato con forza.



Ora si passa al cuore del ddl: l'articolo 2, sono previsti sei voti segreti. E mentre la maggioranza quindi per ora tiene e va avanti e il premier Matteo Renzi ribadisce che le riforme andranno in porto, le opposizioni protestano e chiedono la convocazione della giunta del Regolamento quale organismo di garanzia.



Intanto la maggioranza pensa a un nuovo emendamento canguro per spazzare via tutte le richieste di modifica dell'opposizione anche sull'articolo 2. L'emendamento «Cociancich bis» «non è condivisibile neanche come base di discussione» e «c'è da augurarsi che venga ritirato». A dirlo è il senatore della minoranza Dem Vannino Chiti commentando le proposte di modifica alla riforma Boschi.



Fonti di Palazzo Chigi tutavia hanno spiegato che non ci sarà nessun emendamento del governo all'articolo 2. La linea del governo è che sulle minoranze linguistiche sia più logico rimettersi all'Aula. Si tratta di una questione tecnica che ai fini della riforma è indifferente.



Subito dopo l'ok all'emendamento Cociancich sui banchi del M5S spunta invece una foto del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi con sotto la scritta «Bella Ciao». I leghisti hanno invece sventolato banconote in aula.



«È una riforma che fa schifo e non serve agli italiani, gli emendamenti possono essere dodici o dodici miliardi, il problema è che cambia la Costituzione ad uso e consumo del Partito democratico». Così il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini,a «La telefonata di Belpietro» su Canale 5. A differenza della riforma del 2005 fatta dal centrodestra, argomenta Salvini, «che dava un ruolo al Senato federale, qua si sposta tutto a Roma, c'è un Senato che non viene eletto ma che costa ancora un occhio della testa e che decide tutto a Roma». «Facciamo - ironizza - che la Repubblica italiana è fondata su Renzi e la sua famiglia e facciamo prima».



Le riforme passeranno perché «Renzi alza il telefono e minaccia chiunque, il presidente del Senato, il Presidente della Repubblica...», continua Salvini. Minaccia addirittura? «Beh ragazzi - replica Salvini - se Berlusconi avesse fatto la metà di Renzi nei confronti di giornalisti, magistrati, insegnanti e del resto del mondo che se non la pensa come lui è "bestia". Da una persona così cosa ti vuoi aspettare?».

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