Province, per i dipendenti posto garantito fino al 2019

Province, per i dipendenti posto garantito fino al 2019
di Luca Cifoni
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Sabato 20 Dicembre 2014, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 19:45
Nessuno perderà il posto di lavoro. Hanno continuato a ripeterlo per tutta la giornata di ieri ministri e sottosegretari. Ma le loro rassicurazioni non sono servite a fermare la protesta nelle città italiane, dove i dipendenti hanno proseguito l'occupazione delle sedi provinciali per protestare contro l'emendamento alla legge di Stabilità che avvia 20 mila di loro - pur se con tempi dilatati - sul percorso della mobilità.



Si attendeva dal maxi-emendamento governativo non certo una retromarcia, ma qualche garanzia in più. Il testo è stato ripresentato nella stessa versione già inviata in commissione, con un'unica importante precisazione: la data del 31 dicembre 2016 indicata esplicitamente come spartiacque tra la fase di due anni in cui i lavoratori delle Province dovranno essere trasferiti presso gli altri uffici pubblici, e i successivi due anni nei quali - in mancanza di un effettivo ricollocamento - sarà applicata la procedura prevista dal decreto legislativo 165 del 2001, ossia la messa in disponibilità all'80 per cento dello stipendio che si conclude con la risoluzione del rapporto di lavoro.



Dunque passeranno quattro anni prima che si possa arrivare - sulla carta - ad un effettivo licenziamento; anzi qualcosa di più perché gli ulteriori mesi previsti dalle procedure portano il termine ultimo al 30 aprile del 2019. A quel punto, è il ragionamento del sottosegretario agli Affari regionali Bressa, una buona quota degli interessati avrà maturato i requisiti della pensione e dunque non correrà alcun rischio anche nel caso in cui la procedura di mobilità non abbia sortito risultati.



APERTURA AL DIALOGO

Più o meno nelle stesse ore in cui il testo del maxi-emendamento veniva finalmente portato in Senato è arrivato - da parte del ministro della Funzione pubblica Madia - l'annuncio di un incontro con i sindacati che si terrà martedì, a cui dovrebbero prendere parte con la stessa Madia la titolare degli Affari regionali Lanzetta. L'apertura al dialogo non basta però ai sindacati: la Funzione pubblica Cgil, con il segretario generale Rossana Dettori, ha fatto sapere che la mobilitazione continua.



Tutta la vicenda nasce dalla legge, la cosiddetta riforma Delrio, che ha riformato le Province trasformandole in strutture non più elettive e trasferendo una parte delle loro competenze alle Regioni e ai Comuni. In coerenza con questo disegno di ridimensionamento la legge di Stabilità l'esecutivo ha stabilito un taglio sostanzioso delle risorse a disposizione degli enti provinciali. Taglio che a differenza di quelli applicati a Regioni e Comuni è crescente nel tempo: 1 miliardo il prossimo anno, 2 nel 2016 e 3 nel 2017.



La modifica poi confluita nel maxi-emendamento fissa nel 50 per cento la percentuale di lavoratori provinciali destinati a passare alle Regioni e ai Comuni, oppure alle amministrazioni statali. Per le città metropolitane, che sostituiscono le Province nei centri più grandi a partire da Roma e Milano, la quota scende al trenta.



Regioni e Comuni potranno assorbire i dipendenti in sovrannumero usando la quota di assunzioni a loro disposizione (60 per cento dei dipendenti che vanno in pensione) tutelando anche i vincitori di concorso; mentre in deroga alle norme vigenti il restante 40 per cento potrà essere destinato esclusivamente ai lavoratori in mobilità.