Potì: «Si poteva cambiare ma Tap e governo imposero San Foca»

Potì: «Si poteva cambiare ma Tap e governo imposero San Foca»
di Oronzo MARTUCCI
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Domenica 2 Aprile 2017, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 19:16

«La mobilitazione spontanea e pacifica di semplici cittadini, anziani e donne accompagnate da bambini, senza etichette politiche ha portato il prefetto a sospendere le attività. Ha prevalso il buonsenso, perché le condizioni in cui si svolgeva la protesta, compresa l’alta temperatura, potevano degenerare»: il sindaco di Melendugno, Marco Potì, così racconta la mattinata di ieri, quando decine di poliziotti in tenuta antisommossa erano schierati a San Foca, nella zona degli espianti degli ulivi, dove Tap vuole realizzare l’approdo del gasdotto.
Sindaco Potì, a proposito della politica, i rappresentanti politici del Salento sono impegnati in queste ore in un riposizionamento, per cui chi era a favore dichiara di essere contrario e viceversa.
«Non so a chi si riferisce, però ho preso atto che molti politici salentini non hanno sulla vicenda Tap il dono della coerenza. La coerenza dovrebbe essere un valore, purtroppo non è così. Posso fare un esempio?».
Lo faccia.
«Il viceministro Teresa Bellanova nel 2013 partecipò a una manifestazione per sostenere la sua avversione all’approdo di Tap a San Foca. La sua posizione, come quella di tanti altri, era: sì al gasdotto, ma non a San Foca. Dopo aver ottenuto incarichi governativi è per il sì al gasdotto a San Foca. Vendola ed Emiliano sono rimasti sempre sulla stessa posizione: sì al gasdotto, non a San Foca. Io, al contrario, sono per il no al gasdotto a San Foca e in qualunque altro posto».
Vendola ed Emiliano sono contrari all’approdo di San Foca, ma non sono riusciti a indicare un approdo alternativo.
«Le scelte relative all’approdo sono di competenza della società, la quale sottopone il progetto ai diversi controlli per ottenere ad esempio la Valutazione di impatto ambientale favorevole. La Regione ha sempre detto no all’approdo di San Foca, sia con la Via regionale che nella Conferenza di servizi e nel tentativo di conciliazione per superare il dissenso esperito da Palazzo Chigi. Per la verità anche il Ministero dei Beni culturali disse no all’approdo di San Foca. Ma Renzi diede il via libera».
Era possibile a suo parere individuare un sito diverso? La società Tap ha ha sempre sottolineato che vi erano tempi da rispettare per la realizzazione del gasdotto.
«Il punto è proprio questo. Il governo ha assunto come riferimento solo e soltanto il punto di vista di Tap, la quale sottolineava la impossibilità di esperire nuove indagini ed effettuare lo studio di una nuova localizzazione perché ci sarebbero voluti almeno due anni per arrivare alla Via. Ricordo che questi ragionamenti, condivisi dal governo, venivano sviluppati tra il 2014 e il 2015. Sono passati quasi tre anni e il problema non è stato risolto. Quindi il tempo per ragionare c’era».
Qualcuno sostiene che l’arrivo di Tap a Melendugno è stato facilitato da Vittorio Potì, suo parente, anche lui sindaco di Melendugno. Così si spiega l’abbandono dell’approdo di Lendinuso, sul quale la società sembrava orientata sino al 2009.
«Mio zio, come quelli che lo hanno conosciuto sanno, era persona disponibile ad esperire ogni tentativo per risolvere problemi e per il bene della collettività. È vero che promosse un incontro tra esponenti dei gruppi di maggioranza e di opposizione di Melendugno con i tecnici di Tap. Ma la decisione di spostare l’approdo a Melendugno era stata già assunta, abbandonando il sito di Lendinuso, come ha detto in più occasioni l’ex vicepresidente della Regione Sandro Frisullo. Ricordo anche che mio zio un giorno dell’estate del 2011 disse che il progetto di Tap gli sembrava troppo grande e che lui non si sentiva le forze per contrastarlo. Due mesi dopo morì».
Resta il mistero sul trasferimento da Lendinuso a San Foca.
«Nessuno mistero. Nel 2004 Tap aveva già studiato il sito di San Foca e aveva trovato presenze di posidonia e altri habitat marini che sconsigliavano l’uso di quel sito. Si cominciò allora a lavorare su Lendinuso. Poi di nuovo su San Foca che fu scelto come sito di approdo perché secondo le mappe presentate da Tap per ottenere la Via non vi era presenza di posidonia, in caso contrario la localizzazione con minore impatto sarebbe stata quella di Lendinuso. Ora, però, la stessa società ha depositato mappe dalle quali risulta che anche a San Foca c’è posidonia. Con l’attuale documentazione sarebbe stato scelto il sito di Lendinuso».
Potì, c’è il rischio che la protesta possa degenerare?
«I cittadini sono pacifici, come le manifestazioni di protesta.

Ma il rischio, onestamente, c’è. In ogni caso voglio rassicurare i turisti che sono affezionati a San Foca e alle altre sue marine che in ogni caso qui durante l’estate non ci saranno cantieri, perché i lavori anche preparatori da maggio a settembre non sono ammessi».

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