Perugia, la denuncia choc di una studentessa: «Ridotta in schiavitù da un medico»

Perugia, la denuncia choc di una studentessa: «Ridotta in schiavitù da un medico»
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Mercoledì 28 Settembre 2016, 12:13 - Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 13:34
Il terrore e la vergogna hanno la forma dei cinturini per legarle i polsi, di una pallina infilata con la forza in bocca perché non possa urlare e chiedere aiuto, di quel frustino nero con cui essere colpita. E la violenza, ovviamente, di rapporti sessuali «contro la sua volontà». Tutto scritto nella richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di un medico marchigiano che prima l’ha portata in Italia dall’Africa, l’ha fatta iscrivere all’università a Perugia, facoltà di Scienze Politiche, e poi l’avrebbe fatta diventare la sua schiava. Costringendola ogni giovedì a recarsi a Macerata, con i “compiti” da svolgere per pulire casa alla perfezione e poi essere costretta a subire i suoi abusi.
Una storia raccapricciante, che la giovane studentessa assistita dall’avvocato Giuseppe Caforio ha raccontato alla polizia e che oggi sarà davanti al Gup di Macerata.

Storia di qualche mese fa. La giovane straniera trova la forza di andare a denunciare quel medico, conosciuto in Africa nel suo paese d’origine. «Data la differenza d’età ho fatto sapere alla mia famiglia che lo stavo frequentando perché mi avrebbe aiutato ad iniziare l’università in Italia» racconta la giovane in questura. «Tra me e lui è nata una relazione e gli volevo molto bene, a prescindere dal fatto che mi avrebbe portato in Italia per farmi costruire una vita decente».

Ma quell’uomo buono, quel professionista che l’ha presa a ben volere e con il quale pensare anche di avere un futuro si trasforma ben preso in un orco. La ragazza racconta di come la facesse spostare ogni giovedì da Perugia a Macerata per farla lavorare come colf in un’abitazione «secondaria» in suo possesso. La giovane sostiene come il medico sia riuscito a farle avere un permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato «e a quel punto ha iniziato a pretendere che mi presentassi il giovedì sera, mi faceva trovare un foglietto con i lavori domestici da fare, per poi ripartire per Perugia la domenica sera».

Ma non ci sono solo i lavori domestici. La ragazza racconta di essere stata trattata «sempre più come una schiava» con lui che, dopo essersi congedato dalla famiglia «con scuse varie, spesso simulando di partecipare a battute di caccia» arrivava nell’appartamento pretendendo «contro la mia volontà di trovarmi nuda» e poi abusando di lei. E la televisione tenuta al volume massimo «per coprire il mio pianto e le mie urla». Un inferno che va avanti a lungo, finché lei trova progressivamente il coraggio di allontanarsi da lui e portarlo in tribunale.
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